domenica 20 settembre 2009

Enneagramma e ...

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Enneagramma: la ricettazione di un simbolo

di Walter Catalano

Enneagramma new age

Enneagramma marketing

L'Enneagramma secondo le colorate interpretazioni grafiche del new age.

L'Enneagramma ravvivato e abbellito in funzione dell'estetica del marketing.

Introdotto in Occidente da G. I. Gurdjieff, l'Enneagramma, il misterioso simbolo a nove punte, conosce un inusitato successo nel supermarket del new age. Dai Sufi ai Gesuiti, tutti ne rivendicano la paternità o l'appropriazione non sempre legittima. In realtà i significati reali dell'Enneagramma sono stati profondamente distorti e banalizzati rispetto all'originario insegnamento. L'industria del new age ha usurpato un simbolo che non gli appartiene e cerca di venderlo come può: una vera e propria ricettazione.

Prima che quell'uomo inconoscibile e straordinario che fu Georgi Ivanovic Gurdjieff riemergesse dalle steppe dell'Asia centrale, intorno al 1913, per avviare la propagazione del suo insegnamento, l'Enneagramma era del tutto ignoto. La conoscenza di questo simbolo restò limitata all'ambito relativamente ristretto dei suoi discepoli e solo nel 1949 l'opera postuma di P. D. Ouspensky Frammenti di un insegnamento sconosciuto, notevolissima interpretazione delle idee gurdjieffiane, ne rese pubblica l'esistenza.
L'Enneagramma poteva essere utilizzato per comprendere la relazione e la trasformazione dei tre nutrimenti (cibo, aria, impressioni) nel corpo umano, per la sua evoluzione e connessione con i corpi superiori. In esso era racchiusa e simbolizzata l'azione universale e coordinata delle due leggi fondamentali del ternario e del settenario: un cerchio che include un triangolo equilatero intrecciato con un'altra figura a sei lati. Dei nove lati che lo compongono, sei sono ottenuti da 1 diviso per 7 (che produce un numero infinito in cui non compare mai il 3, il 6 e il 9), gli altri da 1 diviso per 3 (che produce una serie infinita di 3, di 6 e di 9). I punti in cui i lati toccano il cerchio sono numerati da uno a nove. Il cerchio simbolizza lo zero, il serpente ermetico che si morde la coda: in realtà non si tratta di un cerchio ma di una spirale, perché il simbolo non va inteso in senso statico ma dinamico.

L'Enneagramma rappresenta ogni processo che si mantiene da solo per autorinnovamento: per esempio la vita. Per questo, secondo Gurdjieff, è "il moto perpetuo ed anche la pietra filosofale degli alchimisti".
Gurdjieff aveva detto anche:

«La conoscenza dell'Enneagramma è stata preservata per molto tempo in segreto e se adesso, per così dire, è resa disponibile a tutti, è solo in una forma incompleta e teorica della quale nessuno può fare alcun uso pratico senza istruzioni da parte di chi sa».

Queste istruzioni, ammesso che il mistagogo caucasico le abbia mai rivelate, non possono certo essere contenute nei libri, almeno in termini immediatamente comprensibili: già questo dato di fatto dovrebbe bastare per rendere edotto il lettore di quanto riduttivo, fuorviante e ridicolmente banale sia il cosiddetto "ennegramma della personalità" che imperversa oggi, attraverso pubblicazioni e "seminari", tra cellulitiche casalinghe americane, rampanti direttori d'azienda e giovani sacerdoti in cerca di distrazioni. Non è comunque il caso di scomodare troppo il grande ierofante armeno né il suo illustre e ribelle allievo russo, Gurdjieff e Ouspensky vengono raramente menzionati nell'ambiente dell'enneagramma in salsa new age: per pretendere di aver "inventato" un simbolo (tentando pateticamente addirittura di contendersene il copyright per lo sfruttamento commerciale) bisogna cancellare ogni riferimento a tutti coloro che invece hanno sempre inequivocabilmente precisato di esserne solo "vie di trasmissione".
L'Enneagramma di cui parlava Gurdjieff non è l'enneagramma "inventato" dai new agers; se il primo era per lui "il geroglifico fondamentale di un linguaggio universale che ha tanti significati diversi quanti sono i livelli di essere degli uomini", il secondo è solo la caricatura paradossale di un unico livello: il più basso.

Il problema delle fonti a cui Gurdjieff attinse l'Enneagramma (ed il nucleo della sua dottrina) resta insoluto: la Confraternita di Sarmoung, "fondata a Babilonia nel 2500 a.C.", secondo le sue parole, non è che un mito e sono dubbie le testimonianze ad usum delphini prodotte dal neo-sufi (o forse meglio pseudo-sufi) Idries Shah per identificarla con presunti ordini sufici afgani legati alle confraternite Naqshbandi e Qalandari dell'Asia centrale.
Elémire Zolla sostiene nel suo Uscite dal mondo: "Un giorno un'amica mi mostrò in un angolo nella volta d'una antica moschea di Kerman esattamente la figura mandalica di Gurdjieff ".

In realtà i Sufi che smentiscono ogni relazione con l'Ennegramma sono tanti almeno quanto quelli che se ne attribuiscono la paternità. L'unico esempio occidentale di figura a nove punte abbastanza simile all'emblema della Quarta Via risale invece ad Athanasius Kircher (1601/1680) nella sua opera Arithmologia del 1665. Kircher aveva profondi interessi per il pitagorismo e la Qabbalah, sperimentò gli effetti del suono sulla materia e dedusse che l'ordine universale fosse basato sul numero e l'armonia delle vibrazioni sonore, inoltre fu il primo occidentale a cercare di decifrare i geroglifici egizi. Era un gesuita: curioso come i gesuiti di oggi condividano analogo interesse per l'enneagramma, seppure nella sua formulazione limitativa e psicologizzante.

Veniamo ora alle distorsioni del new age. Il preteso "inventore" dell'enneagono (questo il nome che preferisce dare all'ennegramma) è il boliviano Oscar Ichazo. Nato nel 1931, scopre a 19 anni i libri di Ouspensky Frammenti di un insegnamento sconosciuto e Tertium Organum e partecipa a Buenos Aires alle attività di un gruppo probabilmente collegato con la Quarta Via.
Qualche anno dopo, per intercessione di Metatron, l'Arcangelo Gabriele -secondo le sue dichiarazioni- visualizza l'enneagono (senza scomodare le alte gerarchie angeliche, avrebbe potuto più semplicemente aprire il ben noto libro ouspenskiano!) e dal 1955 comincia a condurre gruppi, fondando in seguito l'Istituto di Gnoseologia di Arica in uno sperduto villaggio cileno sul confine desertico con il Perù. Il frequentatore di arcangeli sostiene di aver viaggiato nell'Hindukush e nell'Afghanistan dove avrebbe rintracciato la stessa scuola esoterica da cui proveniva Gurdjieff (in seguito però si preferirà smentire o ignorare qualsiasi riferimento al maestro caucasico, forse per evitare in modo indolore possibili comparazioni) e di esserne stato proclamato il Qu Tub, l'Asse, colui che avrebbe portato la Conoscenza in Occidente.
Nel 1969 Ichazo tiene un corso per psicoterapeuti a Santiago del Cile: il tema è L'ennegramma come mappa della psiche umana e delle sue fissazioni caratteriali. Al corso partecipa Claudio Naranjo, esperto di droghe psicotrope, psicoterapeuta e ricercatore associato presso l'Università cilena e quella californiana di Berkeley. Colpito dalle idee di Ichazo, più che dal suo carisma personale, Naranjo propaganda le teorie del boliviano ad Ersalen, allora centro del movimento per il potenziale umano, e convince lo scienziato John Lilly (sulla figura reale di questo paradossale personaggio è stato modellato il protagonista immaginario del film di Ken Russel Altered States) a frequentare con lui un seminario di dieci mesi ad Arica.
I due pionieri passano sette mesi fra ginnastiche, meditazione, conferenze ed esperimenti; Naranjo sostiene di aver realizzato il satori, ma questo notevole conseguimento non gli impedisce di venire cacciato dal gruppo come indesiderabile per "attitudini messianiche, individualismo ed egocentrismo". Lilly resiste circa un mese di più.
Nel frattempo Naranjo, che a sua volta conosce i libri di Ouspensky, riflette sul materiale riguardante l'enneagramma e le compulsioni psicologiche di cui si è appropriato ad Arica. Vede una corrispondenza tra lo schema di Ichazo, i sette peccati capitali del Cristianesimo, lo zodiaco e varie tipologie psicologiche: su queste basi elabora il suo collage personale. Dal momento che ha fatto voto di riservatezza a Ichazo riguardo a tutte le informazioni conseguite nel suo istituto, gli scrive chiedendogli il permesso di insegnare la sua versione della "dottrina". Ichazo non risponde. "Chi tace acconsente" deduce Naranjo e forma una sua scuola, il SAT ( Seekers After Truth, cioè Cercatori di Verità -guarda caso lo stesso nome che Gurdjieff dava, nella sua biografia mitica Incontri con uomini straordinari, al gruppo di compagni con i quali aveva intrapreso da giovane le sue ventennali esplorazioni dell'Asia).

Favorito dal clima psichedelico della California di fine anni '60, il SAT conta in breve centinaia di allievi; ma anche Ichazo approda in Nord America nel 1971, tentando di esportare Arica al modico prezzo di 3.000 dollari, satori garantito (distorcendo il termine zen, Ichazo non intende l'Illuminazione ma solo un potenziato senso di benessere fisico e psicologico). I media gli danno ampio spazio e con essi il libro del solito Lilly, The Center of the Cyclone, che racconta pittoresche esperienze con l'LSD, fornendo anche ampi resoconti dell'addestramento spirituale presso l'istituto cileno di Ichazo.
A questo punto Naranjo ha un love affair di notevoli conseguenze per il futuro del suo SAT: incontra infatti ad una conferenza di Pamela Travers (la scrittrice australiana che ha inventato Mary Poppins, nonché allieva di Gurdjieff), Kathleen Riordan Speeth, figlia di due allievi diretti di Gurdjieff e di Orage (l'anfitrione gurdjieffiano in America), che è letteralmente cresciuta all'interno della Quarta Via. Sedotta dal latin lover cileno, la Speeth abbandona la Fondazione Gurdjieff per il SAT, portandosi dietro le sue ampie conoscenze, almeno a livello exoterico, delle tecniche gurdjieffiane (i Movimenti Sacri, ecc.).

Dopo il 1975 Naranjo, nonostante o forse a causa dell'ingombrante compagnia femminile, si stacca gradualmente dal SAT e lascia gli Stati Uniti (c'è forse anche qualche problema di droga) per continuare la sua attività prima in Sud America e poi in Spagna. La sua ex compagna continua a tenere da sola seminari fino alla metà degli anni '80 prima di prendere l'ardua decisione di cessare l'insegnamento:

«Non sopporto più il peso karmico di aver divulgato tutto questo -dichiarerà in un'intervista- ci si può fare molto denaro, ottenere grande prestigio, ma non lo si può usare per scopi trascendenti. Devo dire sinceramente di non aver mai visto nessuno svilupparsi usando l'ennegramma della personalità».

Lacrime di coccodrillo, il pasticcio è ormai fatto: Helen Palmer scopre l'enneagramma ai corsi della Speeth e forma subito dopo la sua scuola di tipologia partorendone la versione più grossolana e banalizzante. La Palmer si vanterà di aver insegnato l'enneagramma "nelle sale da ballo e nei licei, nelle aziende e nei centri finanziari" e utilizzerà termini assurdi come "psicotecnologie" o "tecnologie spirituali"; insieme a lei c'è padre Robert Ochs che sdogana presso la Loyola University di Chicago il primo corso sull'enneagramma benedetto da Santa Madre Chiesa.
Padre Ochs adatta la tipologia di Naranjo facendola coincidere con i sette peccati capitali cattolici -rabbia, superbia, invidia, avarizia, gola, lussuria, accidia- e richiede il vincolo di segretezza dai partecipanti (tutti gesuiti) ai suoi corsi. Naturalmente il discepolo padre Pat O'Leary rende subito pubblico tutto quanto ha appreso sull'enneagramma pubblicando il primo libro sull'argomento, a questo volume seguono vari testi di Don Riso, un ex gesuita, di Helen Palmer e più tardi dello stesso Naranjo, dei suoi allievi e degli allievi dei suoi allievi.

Il genio è ormai uscito dalla bottiglia, il mercato dell'enneagramma new age è in piena espansione. Nel 1989 Ichazo con il suo Istituto di Arica rompe finalmente il silenzio e, reclamando i diritti di copyright sull'enneagramma, denuncia O'Leary e gli altri preti e monache che hanno osato divulgare la sua "invenzione".
Dopo due anni denuncia per gli stessi motivi anche Helen Palmer. La corte però reputa ovviamente inconsistenti gli argomenti addotti dal boliviano per esigere un genere inusitato di copyright. Seguono in anni recenti significativi scambi di accuse e di invettive fra Naranjo, che definisce il movimento dell'enneagramma il "suo figlio bastardo" e la Palmer che replica sostenendo che

«Ichazo cacciò Naranjo fuori da Arica nel 1970 per punirlo di aver svenduto una tradizione mistica a psicologi affaristi. Ora Naranjo fa agli altri quello che è stato fatto a lui, criticando e cercando di cancellare il lavoro di trasformazione spirituale sviluppato nella generazione successiva».

Mentre i responsabili del grande bluff litigano fra loro, nel 1994, si tiene la Prima Conferenza Internazionale sull'Enneagramma alla Stanford University con 1.600 relatori e per il mondo si diffondono nastri, video, gruppi di studio, corsi con certificato, ritiri e laboratori; nelle aziende americane si seleziona il personale in base alla tipologia dell'enneagramma; gli sceneggiatori televisivi e hollywoodiani se ne servono per costruire le loro trame; e (pare) perfino la CIA la usa per addestrare i suoi agenti. Ma l'albero si vede dai frutti ed i frutti ce li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno!

Solo molto di recente con la progressiva flessione di tutto il mercato del new age, anche l'enneagramma sembra segnare il passo. Quando i mercanti avranno raschiato anche il fondo del barile dovranno cercarsi un altro barile ed un altro prodotto da smerciare. Allora, finalmente, anche l'enneagramma potrà tornare nel silenzio; perché solo dal silenzio può scaturire la Conoscenza.

Walter Catalano

ENNEAGRAMMA

* ENNEAGRAMMA *

L'enneagramma

è un metodo per una conoscenza più approfondità di sé.

Fondamentalmente, l'enneagramma cerca di classificare gli uomini secondo nove comportamenti, ciascuno dei quali può apparire in due forme principali opposte e può essere positivo oppure negativo.

Nasce in un contesto antichissimo che si perde nella notte dei tempi (alcuni autori ipotizzano il mondo del sufismo) ed è diventato noto al grande pubblico nei primi anni '90 del secolo scorso attraverso l'opera di autori come Oscar Ichazo e Claudio Naranjo. Il termine enneagramma mette insieme due parole greche: ennea (nove) e gramma (tipologia); significa che le infinite possibilità di essere uomo sono riconducibili a nove.

Tutto questo può sembrare riduttivo e, soprattutto, fuorviante; tuttavia ci bastano quattro note per riconoscere la quinta sinfonia di Beethoven! Sono solo quattro note (tre sol e un mi bemolle), ma ci fanno identificare con sicurezza quella sinfonia che, in realtà è stata scritta per una grande orchestra: tutta la musica di tutti i tempi è in fondo riconducibile a sole sette notte eppure... è infinita! Così ennegramma non vuole raccontare il "mistero" di ogni persona, ma vuole farci entrare in una relazione più intima e precisa con le nostre caratteristiche e con quelle degli altri; una migliore conoscenza di sé e degli altri può trasformare in modo radicale le nostre relazioni interpersonali. Alla base di ogni tipo (vengono numerati da 1 a 9 e per questo si dice che sono il Tipo 1, Tipo 2, eccetera) c'è il rapporto creato tra il bambino nei primi anni di vita e il mondo esterno, in modo essenziale con le figure genitoriali. Questa relazione è frutto di comportamenti che il bambino ha scoperto essere fondamentali fin da piccolissimo per ottenere quello che desidera. Comportamenti che ottengono quello che si vuole vengono ripetuti creando una "abitudine" che diventa piano piano un irriducibile modo di comportarsi.

L'Enneagramma

L’enneagramma, antico mezzo di conoscenza di sè e di evoluzione spirituale, pare sia nato in Persia più di duemila anni fa, dove era usato come percorso iniziatico dai maestri Sufi. É uno strumento che aiuta a fare verità su se stessi: da una parte ci rende consapevoli della nostra unicità e dall’altra ci spinge a cogliere le similitudini che ci legano alle altre persone. Permette infatti di rendersi conto che ognuno di noi ha modelli di comportamento, tendenze selettive o filtri che lo condizionano, e che gran parte delle difficoltà umane sono causate dal fatto che siamo ciechi al modo di vedere degli altri.
L'enneagramma descrive nove diversi tipi di personalità e il rapporto tra loro. Se siamo in grado di riconoscere il tipo a cui apparteniamo, potremo affrontare meglio i nostri problemi, oltre che conoscere meglio i nostri familiari, amici e colleghi. Ma oltre alla descrizione delle varie caratteristiche umane, l'enneagramma conduce al cambiamento interiore. E’ più di un'indagine psicologica per la conoscenza di sé: ci dà la possibilità di metterci a confronto col nostro io inconscio, invitandoci a prenderne coscienza.
I 9 tipi dell’enneagramma si raggruppano in 3 diversi centri: viscere, cuore e testa.

Significato e scopo dell'enneagramma

Tutti possediamo qualche lato oscuro che ci condiziona e che, in un certo senso, è una strategia di autodifesa scelta inconsciamente per ottenere sicurezza e soddisfazioni ed evitare dolori e fallimenti. Riconoscere il segreto predominio di queste pulsioni negative è il primo passo verso la libertà interiore.
L'enneagramma, dottrina antichissima oggi riscoperta e apprezzata da teologi e psicologi, rappresenta un mezzo efficace per acquisire la necessaria capacità di autocritica in vista di una più armonica crescita psicologica e spirituale.
Le radici dell'enneagramma (ennea: nove e gramma: lettera), risalgono a più di 2000 anni fa. Venne sviluppato sul finire del Medioevo da alcune confraternite sufi. I sufi erano musulmani devoti rinuncianti, simili ai francescani, che arrivavano a Dio con la preghiera e la meditazione.
L'enneagramma definisce nove tipi di personalità a partire da nove 'trappole', 'passioni' o 'peccati mortali'. Si tratta dei sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, ingordigia, lussuria e a questi si aggiungono due ulteriori 'peccati': menzogna e paura. Il termine "peccato" viene inteso come la nostra "separazione da Dio", ma anche dal nostro prossimo e da noi stessi. I "peccati" sono inasprimenti del carattere che impediscono all'energia di fluire liberamente.
Ognuno dei nove tipi di personalità comprende una classe che si estende tra poli estremi: irredento (immaturo) e redento (maturo). Una persona irredenta è imprigionata in se stessa, e pensa che il suo punto di vista sia l'unico valido.
I sufi chiamavano l'enneagramma 'Il volto di Dio', essi immaginavano che nel cammino di liberazione l'uomo divenga sempre più capace di abbandonare la propria posizione per osservare la vita da un altro punto di vista. Se fossimo capaci di 'indossare tutte le nove paia di scarpe' e osservare la realtà da ognuno dei nove punti di vista, allora osserveremmo il mondo con gli occhi di Dio.
Nessuno dei nove tipi è migliore o peggiore di altri, ognuno di essi ha bisogno di arrivare alla libertà e ognuno di essi ha doni unici.
Conoscendo l'enneagramma è possibile elaborare meglio i nostri rapporti e le dinamiche delle relazioni: in ambito lavorativo, tra genitori e figli, tra uomini e donne, nelle amicizie, nei gruppi. Ma soprattutto l'enneagramma è uno strumento utilissimo per l'autoconoscenza e la consapevolezza di sé.

I tre centri:

viscere, cuore, testa

I nove tipi dell'enneagramma vengono segnati sulla circonferenza in senso orario e sono riuniti in gruppi di tre:


Pancia

OTTO, NOVE , UNO: gruppo delle persone “viscerali”. Essi reagiscono in maniera immediata, spontanea e impulsiva e non filtrano con il cervello.
Gli uomini di pancia reagiscono istintivamente. Il centro del corpo che li guida è l'apparato digerente e il plesso solare. L'orecchio e il naso sono i loro organi di senso più sviluppati. Tutto per loro gira intorno al potere. La vita è per loro un campo di battaglia. Spesso, inconsciamente si occupano di potere e di giustizia. Esteriormente risultano sicuri di sé e forti, mentre interiormente possono essere afflitti da dubbi morali su di sé.
In una situazione nuova dicono come prima cosa: "Qui ci sono io, occupatevi di me", oppure chiedono: "Come mai io sono qua?". Siccome seguono molti impulsi "istintivi", parte del loro compito nella vita è di trasformare

i "diversi amori" in amore.

Cuore

DUE , TRE , QUATTRO: gruppo delle persone di cuore. L'energia dei tipi di cuore va incontro agli altri, il loro tema sono le relazioni interpersonali.
Il cuore e i sistemi circolatori sono il loro centro del corpo. In loro sono particolarmente sviluppati il tatto e il gusto. Tutto per loro gira intorno all'essere per gli altri. Risulta loro difficile rimanere soli con se stessi. In una situazione nuova chiedono: "vi piacerò?" oppure: "Con chi sto?". Vedono la vita come un compito da svolgere. Si preoccupano del prestigio e dell'immagine (spesso inconsapevolmente). L'aspetto positivo di tutto ciò è che hanno un senso di responsabilità sviluppato.
Tendono ad adeguarsi, a reclamare attenzione, ad essere saccenti. Vengono influenzati da ciò che gli altri pensano di loro e ritengono spesso di sapere ciò che è bene per gli altri. Tendono a sopprimere la loro aggressività, nascondendosi dietro una facciata di bontà e di attività. Esteriormente risultano sicuri di sé, allegri e armonici, interiormente però si sentono spesso vuoti, incapaci, tristi e vergognosi.
Essi devono imparare soprattutto a fare del bene in una maniera che non viene notata né premiata. Il loro compito di vita consiste nel trasformare in speranza tutto ciò che costantemente si aspettano.

Testa

CINQUE, SEI , SETTE: sono i tipi di testa. Questo è un gruppo cerebrale.
L'energia della testa è un'energia che si ritira dagli altri. Gli uomini di testa in ogni situazione per prima cosa fanno un passo indietro per riflettere. Vengono guidati dal sistema nervoso centrale e il loro centro sono gli occhi.
In una nuova situazione per prima cosa vogliono orientarsi, si chiedono: "Dove sono?" ovvero:

"Come si combina tutto ciò?"

Vedono la vita come un enigma, un mistero. Hanno il senso dell'ordine e del dovere. Il loro atteggiamento è di solito impassibile e concreto. Sembrano avere poche esigenze e sanno lasciare spazio agli altri. All'esterno risultano spesso chiari, convinti e capaci, interiormente però si sentono spesso isolati, confusi e privi di senso.
Gli uomini e le donne “di testa” devono passare dal pensare al fare, e dall'isolamento alla comunità

("Chi non sa vivere nella comunità si guardi dal stare da solo", Bonhoeffer).

Il loro compito consiste nel trasformare i loro dubbi e parziali verità in fede.

Consigli per i 9 tipi

L'enneagramma ci aiuta a individuare le forze che dobbiamo coltivare e ci indica la direzione da seguire sviluppando le qualità positive del nostro tipo di personalità. In tal modo l'enneagramma è molto utile perché ci aiuta a comprendere i nostri punti di forza e le nostre debolezze; ci aiuta a sapere quale prezzo dovremo pagare a lungo termine se continuiamo a ingrandire il nostro "io" e a rifuggire la crescita e ci aiuta a sapere con certezza che vi è un modo "positivo" di vivere. Se vogliamo che il nostro cambiamento vada in direzione della crescita dobbiamo imparare a desiderare ciò che è veramente giusto per noi e avere il coraggio di ribellarci alle nostre paure.
Nel seguito, potete trovare i consigli opportuni per ognuno dei tipi:



Consigli per il TIPO 1

Un cammino di crescita per la personalità 1 può essere riassunta nei seguenti punti:
Imparate a RILASSARVI. Concedetevi tempo per voi stessi, senza pensare che siete voi a dover fare tutto e che se non fate qualcosa sarà il caos. La salvezza del mondo non dipende solo da voi.
Siete dei buoni insegnanti e avete molto da insegnare, ma non vi aspettate che gli altri cambino immediatamente. Ciò che per voi è ovvio può non esserlo per gli altri. Se non cambiano subito non vuol dire che non potranno cambiare dopo. Le vostre parole e il vostro esempio possono fare molto.
Non fate prediche. Voi stessi non siete esenti da difetti, smettetela di esaminare gli altri e riconoscete i vostri difetti.
Entrate in contatto con i vostri sentimenti e con i vostri impulsi inconsci. Potrebbe esservi utile tenere un diario o iniziare terapie e lavori di gruppo, sia per sviluppare le vostre emozioni, sia per vedere che gli altri non vi condannano se avete bisogni e limiti umani.
Il vostro punto debole è l'IRA che nasce dal sentirvi più virtuosi degli altri. Vi arrabbiate facilmente per quello che vi sembra il perverso rifiuto degli altri di fare la "cosa giusta" come voi la definite. Guardatevi dall'assumere il ruolo di GIUDICE e censore, tenendo sermoni e moraleggiando. La vostra collera potrebbe portarvi l'ulcera o l'ipertensione.
Imparate ad accettare che gli altri siano quello che sono e che decidano per conto loro. Non dite sempre agli altri quello che è "giusto" che facciano. Sappiate discernere saggiamente quando dire e come dire, in base a cosa l'altro può accettare.
Ascoltate gli altri: anch'essi hanno spesso ragione. Ascoltando imparerete di più e diverrete migliori insegnanti.
Smettetela di fare i perfezionisti: non c'è un modo preciso per lavare i piatti, per stirare una camicia o per fare altre cose. Evitate di essere pignoli.
Non siate ossessivi nei vostri pensieri e forzati nelle vostre azioni. Non abbiate un "eccessivo" amore per l'ordine (spesso ciò dimostra la paura di perdere il controllo in qualche campo della vita) cercate di capire cosa vi turba e non sprecate le vostre energie in piccoli fastidi.
Non avete bisogno di essere perfetti per essere buoni.

Siate UMANI, non perfetti inumani.

Consigli per il TIPO 2

Un cammino di crescita per la personalità 2 può essere riassunta nei seguenti punti:
Chiedetevi ciò di cui gli altri hanno VERAMENTE bisogno e quindi aiutateli a perseguirlo. (Non date solo ciò che pensate farà loro piacere, ma ciò che realmente necessitano).
Siate generosi senza preoccuparvi del contraccambio.
Cercate di acquisire CONSAPEVOLEZZA dei vostri secondi fini: la vostra tendenza a controllare gli altri, le vostre aggressioni, la vostra lingua tagliente…
Resistete alla tentazione di attirare l'attenzione sulle vostre opere buone.
Non cercate di guadagnare l'amore degli altri facendo regali o lodi immeritate. Aiutate gli altri quando ve lo chiedono aiutandoli a cavarsela da soli.
Non cercate sempre "nuovi" amici.
Quando fate qualcosa per gli altri fatelo "dietro le quinte" senza che essi se ne accorgano.
Non siate possessivi con gli amici, condivideteli con gli altri. C'è abbastanza amore per tutti.
Assicuratevi che i motivi che vi spingono ad aiutare gli altri siano DISINTERESSATI. Non nascondetevi dietro "buone intenzioni".
Amate gli altri DISINTERESSATAMENTE e per quello che sono.


Consigli per il TIPO 3

Un cammino di crescita per la personalità 3 può essere riassunta nei seguenti punti:
Sviluppate la CARITÀ e la cooperazione nelle vostre relazioni. Non cercate di sottomettere gi altri, di escluderli, di fare gli snob. Prendete in considerazione i loro bisogni e i loro sentimenti.
Siate SINCERI! Siate onesti riguardo alle vostre imprese, senza vantarvi o esagerare le cose. Non gonfiate la vostra importanza. Siate AUTENTICI.
Siate degni di fiducia. Mantenete i segreti e le confidenze e resistete al desiderio di usarli a vostro vantaggio. Non siate "doppi" o falsi.
Sviluppate una COSCIENZA SOCIALE. Siate coscienti della vostra tendenza a sentirvi in diritto di ottenere ciò che volete a spese altrui. Non usate gli altri, non approfittate delle situazioni. Siate disponibili a dare quanto ricevete e anche di più.
Non siate "camaleonti" per essere accettati. Siate voi stessi e sviluppate i vostri valori.
Sostenete gli altri e incoraggiateli. Invece di cercare l'attenzione e l'ammirazione datela voi agli altri quando la meritano. Apprezzate gli altri.
Utilizzate le vostre grandi energie, il senso dell'umorismo, l'organizzazione, l'animazione, il brio a beneficio dei gruppi a cui appartenete e dei singoli, assicurandovi che anch'essi stiano sviluppando le loro migliori qualità.
Non esagerate nel voler essere acclamati.
Limitate la vostra tendenza a voler competere.
Sviluppate le vostre potenzialità spirituali. Non distraetevi a confrontarvi con chicchessia e non crucciatevi per il successo altrui. Se concentrate la vostra attenzione e le vostre capacità nello svolgere un'opera meritoria (specialmente a beneficio altrui) siete già sulla buona strada e i confronti diventano fuori luogo. Date il meglio di voi e non preoccupatevi degli altri.


Consigli per il TIPO 4

Un cammino di crescita per la personalità 4 può essere riassunta nei seguenti punti:
Non prestate troppa attenzione ai vostri sentimenti.
Evitate di rimandare le cose fino a quando non siate "dell'umore giusto". Impegnatevi in un'opera produttiva e significativa che contribuisca al bene vostro e degli altri. Non state ad aspettare "l'ispirazione". Mantenete il collegamento col mondo reale: lavorate!
L'autostima e la fiducia in voi stessi si svilupperanno soltanto provando esperienze positive, indipendentemente dal fatto che crediate di essere pronti o meno ad affrontarle. Mettetevi in cammino verso il bene. Dedicatevi a qualcosa di incoraggiante e positivo per voi (non aspettate di sentirvi "a posto"). Non rinviate! Iniziate dal poco, ma iniziate!
Utilizzate una sana AUTODISCIPLINA e perseverate in essa: dormite regolarmente quanto basta, lavorate regolarmente. Evitate di darvi ad eccessi sessuali, alcool, sonno o fantasie.
Evitate di fantasticare troppo (soprattutto se in pensieri negativi, di risentimento, o troppo romantici). Invece di immaginare, VIVETE!
Parlate apertamente con qualcuno di cui vi fidate. Potrete scoprire che non siete diversi ed estranei quanto sentite di essere. Entrate in relazione con qualcuno per "trovare voi stessi".
Il servizio comunitario vi renderà meno timidi e impacciati e vi farà sentire meglio. Scoprite quali sono le cose buone in voi e lasciatevi coinvolgere praticamente.
Non lasciatevi sopraffare dall'autocommiserazione o dalle lamentele verso i genitori, dai pensieri della vostra infanzia infelice, dalle relazioni andate male o sul fatto che nessuno vi capisce. Se vi sforzate di comunicare vi capiranno. Non minate continuamente la vostra autostima.
Non fate di tutto una questione personale, non siate permalosi o ipersensibili. Dopotutto un'osservazione critica non è tutta la verità su di voi. Parlate in modo schietto e spontaneo e non permettete agli altri di approfittare di voi.
Siete amici migliori per gli altri che non per voi stessi. Siate AMICI DI VOI STESSI!. Concedetevi un'opportunità.


Consigli per il TIPO 5

Un cammino di crescita per la personalità 5 può essere riassunta nei seguenti punti:
Non ponete preconcetti alla realtà e osservatela. Analizzate meno e OSSERVATE di più, anziché tenere la mente occupata in teorie fantastiche o speculazioni.
Sforzatevi di imparare a calmarvi, rilassarvi, distendervi: meditazione, jogging, yoga, danza sono utili per voi.
Vi manca il senso della prospettiva, vedete molte possibilità e non sapete scegliere né giudicare. Ascoltate qualcuno del cui giudizio vi fidate, ne varrà la pena.
Non affrettate le conclusioni. Non siate pregiudizialmente ancorati a precedenti idee, mantenete APERTA LA MENTE e concedete un'altra opportunità alle persone.
Apritevi emozionalmente agli amici, siate ACCESSIBILI, ciò vi giverà enormemente.
Cerate di essere cooperativo e meno solitari. Educate le altre persone, per voi sarà istruttivo.
Non fate sentire gli altri a disagio, non dimenticate le convenzioni sociali che aiutano gli altri a sentirsi a loro agio con voi.
Evitate di guardare dall'alto in basso coloro che ritenete meno intelligenti di voi. Se anche fossero meno intelligenti di voi non vuol dire che siano stupidi. Cercate di accettare i limiti intellettuali altrui senza essere cinici e sdegnosi.
SE gli altri cominciano ad evitarvi o reagiscono in modo antagonistico con voi considerate la possibilità che sia partito da voi. Esaminatevi per vedere in che cosa avete contribuito ad alimentare i vostri conflitti interpersonali.
Disponete di un'enorme capacità di comprensione. Pensate ai modi in cui potete sviluppare la COMPASSIONE per gli altri. Così emergeranno i vostri sentimenti più amabili e smusserete le spigolosità. La diffidenza diminuirà e sarete più rilassati e felici. Non usate solo la testa: usate di più il cuore, ciò vi renderà più completi



Consigli per il TIPO 6

Un cammino di crescita per la personalità 6 può essere riassunta nei seguenti punti:
Ricordatevi che non c'è niente di straordinario nell'essere ansiosi, dato che tutti lo sono. Imparate ad utilizzare la vostra ansia e a venire a patti con essa.
Cercate di non stare sulle difensive e di non essere irascibili. Non incolpate gli altri per cose che voi stessi avete fatto o determinato. Resistete alla tendenza di pensare negativo e di piagnucolare.
Imparate ad identificare ciò che vi porta ad iperagire. Le cose non sono così nere come le dipingete e molte le avete attirate voi col vostro atteggiamento.
Sforzatevi di fidarvi di più ed entrate in intimità, correte il rischio di essere rifiutati, ne vale la pena. Rivelate alle persone quali sono i vostri sentimenti nei loro riguardi.
L'opinione che gli altri si sono fatti di voi è migliore di quanto non pensiate. Siete voi ad avere paure ingiustificate.
Accettate le responsabilità con più maturità. La gente rispetta chi si assume le responsabilità specialmente se ha commesso un errore.
Non potrete mai sentirvi sicuri se non sarete SICURI DI VOI STESSI. Dovrete concentrarvi sull'obiettivo di affermare voi stessi, sviluppando un'autentica fiducia nelle vostre capacità. Sviluppate buone ragioni per aver fiducia nelle vostre capacità.
Non adorate l'autorità e non nascondetevi dietro l'atteggiamento di chi dice: "Stavo solo obbedendo agli ordini". Non ingraziatevi coloro che comandano, se qualcuno cerca un gregario non offritevi voi.
Non lanciate comunicazioni ambigue sui vostri atteggiamenti e desideri. Siate leali con gli altri e dite ciò che vi passa per la mente. Evitate che vi prendano per persone svenevoli, indecise, sempre sulle difensive.
Parlate francamente con chi detiene l'autorità (capufficio o qualcuno di cui vi serva l'aiuto e la benevolenza). Se parlate francamente però non diventate ostili e bellicosi. Cercate di mantenere un equilibrio delle vostre emozioni.

Consigli per il TIPO 7

Un cammino di crescita per la personalità 7 può essere riassunta nei seguenti punti:
Non siate impulsivi. Osservate i vostri impulsi e non cedete ad essi. Esercitate controllo su voi stessi così potrete concentrarvi su ciò che vi giova.
Imparate ad ascoltare gli altri. Potrete apprendere cose nuove. Imparate ad apprezzare il silenzio e la solitudine (non dovete sempre distrarvi o proteggervi dall'ansia) con il continuo rumore di TV e stereo. Se imparate a confidare in voi stessi sarete più felici anche se farete meno cose.
Non dovete avere tutto subito (vale per cibo, alcool, o un cono gelato). Molte opportunità vi si ripresenteranno.
Preferite la QUALITÀ alla quantità, specialmente nelle vostre esperienze. Prestate attenzione a quello che fate e assimilate le vostre esperienze.
Assicuratevi che ciò che desiderate vi giovi veramente a lungo termine. "Badate a ciò che desiderate, perché i vostri desideri potrebbero essere esauditi!"
La felicità sopravviene dall'essersi dedicati a qualcosa a cui valeva la pena di impegnarsi. Quando le priorità sono quelle giuste. Perciò non fate della felicità il vostro principale obiettivo di vita perché ciò vi condurrà sul sentiero sbagliato, verso l'incontentabilità e l'egocentrismo.
Non perdete il controllo di voi stessi, è facile che ciò vi accada perché vi è naturale entusiasmarvi per ogni cosa. Avete paura di subire privazioni, ma se non la superate, sarete inevitabilmente privati non solo della felicità, ma di molte altre cose.
Sapete essere molto simpatici, avete senso dell'umorismo, tuttavia STATE ATTENTI A CIÒ CHE DITE. Non siate sgarbati, non dite di più per fare effetto o per suscitare una reazione negli altri. Potreste offendere.
Trovate dei modo per DARE anziché solo avere. Considerate il motto: "È meglio dare che ricevere". Il possesso materiale non potrà mai soddisfarvi pienamente.
Ricordate di trovare il tempo per ESSERE GRATI dell'esistenza.

Consigli per il TIPO 8

Un cammino di crescita per la personalità 8 può essere riassunta nei seguenti punti:
Agite con RIGUARDO. Dimostrerete la vostra vera forza se eviterete di scagliarvi contro gli altri. Il meglio di voi lo date quando aiutate qualcuno a superare la sua crisi. Se siete MISERICORDIOSI ben pochi approfitteranno di voi e vi assicurerete più lealtà e devozione.
Non siete gli unici ad essere al mondo. Gli altri hanno i vostri stessi diritti e bisogni che non possono essere ignorati né violati. Se li ignorate la gente non solo vi temerà (cosa che volete) ma perderà ogni rispetto per voi e vi odierà.
Imparate a cedere, almeno ogni tanto. Il desiderio di dominare sempre tutto e tutti è indice di un ego gonfiato: è un segnale di pericolo che vi porterà gravi conflitti.
È tipico degli 8 contare solo su di sé e non dipendere da nessuno, ma ironicamente essi dipendono da molte persone (gli altri comunque devono eseguire i vostri ordini), se allontanate tutti alla fine vi troverete solo con gente servile e infida. Sia nel mondo degli affari sia nella vita familiare, la vostra autosufficienza è in gran parte illusione.
Non sopravvalutate il denaro come fonte di potere. Coloro che si sentono attratti da voi per il vostro denaro non vi amano per voi stessi e voi non li amate né rispettate.
Imparate a dedicarvi ad uno scopo più alto del vostro interesse personale. Dare il vostro amore alla famiglia e riceverne in cambio è uno scopo alto. Ma se tutto si riduce al vostro interesse personale non vi elevate spiritualmente.
Se Dio esiste, vi è qualcun altro al quale dovete sottomettervi e questo per voi è inaccettabile. Se non credete in Dio, ciò si fonda su autentiche convinzioni intellettuali o non volete rinunciare al vostro io e alle cose che vi piacciono? Molto può dipendere dalla vostra risposta a questa domanda.
Se siete stati spietati o causa di dolore o di offesa per gli altri, se avete usato persone per il vostro piacere o profitto, cambiate la vostra vita finché siete in tempo. Una vita così porta ad una morte solitaria.
Una delle vostre potenzialità è quella di creare opportunità per gli altri. Se create la vostra forza per dare speranza e prosperità verrete ricordati come benefattori e rispettati. Quindi, se siete in una posizione di potere siate MAGNANIMI. Se andrete incontro ai bisogni degli altri, gli altri verranno incontro ai vostri.
Pensate al male che potete provocare agli altri e anche al bene che potete fare. Per che cosa volete essere ricordati?


Consigli per il TIPO 9

Un cammino di crescita per la personalità 9 può essere riassunta nei seguenti punti:
Dovreste esaminare la vostra tendenza ad andare d'accordo con tutti facendo quello che vogliono loro pur di mantenere la pace. Avrete così relazioni soddisfacenti? Non potete amare annullandovi. Dovete essere indipendenti per esserci quando gli altri hanno bisogno di voi
Siate attivi! Datevi da fare. Non sognate ad occhi aperti. Siate partecipi del mondo che vi circonda. Rispondete di più mentalmente e emozionalmente.
Siate consapevoli di avere anche impulsi aggressivi, ansie ed altri sentimenti che dovete affrontare.
Esaminate le vostre relazioni e cercate di vedere come avete contribuito a creare i problemi. Sacrificate per un momento la vostra pace mentale per ottenere relazioni autentiche.
Esercitatevi ad essere CONSAPEVOLI del vostro corpo e delle vostre emozioni. Praticate esercizio regolare, questa è una forma di AUTODISCIPLINA. Cercate di acquisire concentrazione.
Non reprimete i vostri sentimenti o somatizzerete con inspiegabili mal di testa, dolori alla schiena, nausea, attacchi di panico (paura di uscire in luoghi pubblici). Cercate aiuto se insorgono questi problemi.
Non usate tranquillanti (se non in casi di crisi profonda), vi impediscono la consapevolezza. Affrontare la crisi vi porterà maggiore autostima e farà capire agli altri che siete forti e che possono contare su di voi.
Accettate la vita e vivetela per non giungere alla fine della vita e sentire di "non aver mai vissuto". Siate consapevoli della grandezza della vita e sentitevi VIVI.
Confidate le vostre ansie al coniuge, ai vostri amici. Abbiate fiducia ed esprimetevi. Questa è una base per vivere sereni.
Gli altri si sentono calmi, accettati e al sicuro con voi, ma vi ameranno ancora di più se sentiranno che li capite e che siete attenti ai loro bisogni. Ascoltate gli altri attentamente e imparate a conoscerli per quello che sono.

ENNEAGRAMMA


Ennea vuol dire nove e nel disegnare la figura geometrica si forma un diagramma molto simile ai rosoni delle cattedrali gotiche.

La chiesa cristiana ha sempre individuato 7 peccati: ira, orgoglio, invidia, avidità, gola, lussuria, pigrizia, nell’enneagramma si aggiungono nel terzo vertice la menzogna e nel sesto il timore. Il diagramma così strutturato è un’arma di conoscenza, che i Sufi hanno conservato in forma orale per molti secoli ed è soprattutto uno strumento di conoscenza di sé.

L’enneagramma è diventato un acuto strumento di indagine psicologica (utilizzato nelle aziende per la selezione del personale); per ogni vertice si identificano 9 tipologie di personalità: il perfezionista, l’altruista, il vincente, il romantico, l’osservatore, il cauto, l’epicureo, il capo, il mediatore.

Conoscendo l'enneagramma è possibile elaborare meglio i nostri rapporti e soprattutto conoscere meglio noi stessi: la terapia preferibile è quella di gruppo per riuscire meglio ad osservare la vita da un altro punto di vista. Non è facile arrivare a conoscersi perché tutti utilizziamo un lato oscuro come difesa, ma di ciò non ne siamo coscienti e lo facciamo per non avere ostacoli e fallimenti.

L’isolamento e la depressione sono le malattie del mondo moderno, siamo preda di strani impulsi distruttivi, stressati e considerati macchine o ingranaggi dall’immensa macchina burocratica che è basata sul potere e sull’egoismo esasperato. In pratica ci siamo ridotti a parlare della vita, ma non a comprendere più cosa significa.




Scopri la tua personalità con l'Enneagramma

di Aniela Pratesi

Da alcuni anni si sente parlare sempre più spesso dell'Enneagramma, ma di cosa si tratta? L’Enneagramma è una dottrina dei tipi psicologici molto antica. Ha in comune con molte altre tipologie la schematica riduzione del comportamento umano a un numero limitato di tipi di carattere. L’astrologia descrive dodici tipi di uomo secondo il segno zodiacale, mentre l’Enneagramma, altrettanto antico, ne descrive nove, classificate secondo lo schema planetario classico, che comprende, oltre ai sette pianeti, i due nodi lunari, ascendente e discendente

(Caput e Cauda Draconis).

Il nome stesso dell’Enneagramma evoca argomenti esoterici e un po' misteriosi. In effetti è in questo ambito che esso nasce, benché non si possa dire con certezza quali siano le sue origini. Si dice sia nato a Babilonia venticinque secoli or sono. Alcuni dicono che fosse conosciuto dagli antichi Zoroastriani, forse anche dai Pitagorici. Ennéa, in greco, significa "nove" e "gramma" punto. L'Enneagramma è infatti rappresentato da una stella a nove punte, ciascuna delle quali rappresenta un tipo psicologico.
Circa 900 anni fa, i sufi (mistici musulmani) incorporarono l'Enneagramma nella loro cultura, che era già molto avanzata. Forse l'adattarono per integrarlo nel loro sistema di credenze, oppure, proprio grazie a loro, questo sistema ci è stato tramandato nella sua originaria purezza.
George Ivanovic Gurdjeff, il controverso maestro di conoscenza vissuto nella prima metà del nostro secolo, lo introdusse nella cerchia dei suoi discepoli in Francia negli anni '20. E, comunque, Gurdjeff stesso era un tipo molto misterioso, che nessuno, nemmeno quelli che gli furono più vicini, può dire di aver conosciuto bene. Aveva una profonda conoscenza delle religioni orientali e delle tradizioni mistiche, ed è quindi possibile che abbia conosciuto l'Enneagramma durante la sua formazione.
Oscar Ichazo fu il primo a svelare l'Enneagramma al pubblico, prima in Cile, poi negli Stati Uniti, richiamando l'attenzione di alcuni membri dell'Esalen Institute of Big Sur, in California; tra coloro che lo frequentavano c'era lo psichiatra Claudio Naranjo, al quale, soprattutto, si deve la diffusione di questo sistema.

A cosa serve?

E' un potente strumento per la conoscenza e la crescita personale; in pratica divide il genere umano in 9 tipi di personalità, definite con il numero di appartenenza. Conoscerli significa sapere in anticipo qual è la struttura caratteriale di una persona e quali sono i suoi punti deboli.

Le nostre personalità sono l'effetto della combinazione delle nostre tendenze emotive e comportamentali, ossia di come ci sentiamo e di come ci comportiamo. I tratti,
gli atteggiamenti e le abitudini che formano il nostro carattere ci distinguono dalle altre persone e, nello stesso tempo ci identificano come una delle nove personalità dell'Enneagramma.
L'Enneagramma sufi è un viaggio alla scoperta del proprio Io. In effetti, anche se è possibile riconoscere nei vari tipi di personalità dell'Enneagramma amici, conoscenti e persino personaggi storici (o politici, di attualità ecc.), il suo scopo principale è di permettere a ognuno di noi di scoprire il proprio tipo di personalità. Il risultato può essere molto gratificante e può condurre a una nuova e completa comprensione di sé stessi valida per il resto della vita.
L'Ennegramma ci fa rendere conto di qualcosa che già sappiamo, ovvero la potenza degli automatismi psichici. Benché noi crediamo di essere gli artefici del nostro destino e di fare scelte libere in pratica non è sempre così, ma dobbiamo fare i conti con certe reazioni, appunto automatiche, che scattano in noi nel momento della decisione. Crediamo che le nostre reazioni siano dettate dalla nostra volontà, ma nella personalità ci sono meccanismi, dei quali siamo poco coscienti, che ci dirigono nell'una o nell'altra direzione. E' un sistema che aiuta a vedere se stessi nello specchio e, in particolar modo, a vedere quali siano i nostri comportamenti tipici. Riconoscere il segreto predominio di queste pulsioni è il primo passo verso la libertà interiore. Tutti possediamo qualche lato oscuro che ci condiziona negativamente e che, in un certo senso, è una strategia di autodifesa scelta inconsciamente per ottenere sicurezza. L'Enneagramma, dottrina antichissima oggi riscoperta e apprezzata da teologi e psicologi, può rappresentare un mezzo efficace per acquisire la necessaria capacità di autocritica.

I più esperti evitano accuratamente di "confessare" quale sia il loro tipo, proprio per non mettere un'arma pericolosa nelle mani degli altri. La segretezza con la quale ci viene proposto ogni insegnamento esoterico deriva da questo timore, circa l'uso che ne può essere fatto; immaginiamo quale potere acquisiamo su una persona quando conosciamo il suo punto debole, la cosa di cui ha più timore e quella che desidera di più. Perciò è bene essere prudenti nell'avvicinarci a questo argomento, cercando di farne un uso corretto. La cosa migliore è usarlo su noi stessi per cercare di comprendere i meccanismi automatici della nostra psiche.

I tipi

Ogni tipo può essere associato ad un pianeta.

Uno

I tipi UNO evitano la COLLERA. Pur avendo, come tutti, ragioni per essere afflitti o contrariati, per loro è molto importante non arrabbiarsi e non sfogare la propria collera sugli altri. Vedono la collera come un'imperfezione, invece loro tengono molto ad essere perfetti e a fare ogni cosa in modo inappuntabile. A questo fine sono disposti a lavorare molto, preparando i loro compiti, pulendo la casa ecc. Se le cose non vengono fatte nel modo giusto, sia da loro stessi, sia dagli altri, si infastidiscono.

Il tipo UNO chiede energia per i propri progetti. Ne dà dispensando approvazione e/o disapprovazione.

L'UNO è tentato dal perfezionismo. Il desiderio di perfezione domina la sua vita. Può essere un inguaribile brontolone: niente gli va mai bene. Il suo vizio capitale è l'IRA (Marte), di cui tuttavia si vergogna, perché la considera un'imperfezione. Per questo si controlla molto. Si difende controllando le proprie reazioni, per non mostrare la sua rabbia.

Il tipo UNO si chiude e reprime i propri sentimenti. Per redimersi dovrebbe imparare a essere più indulgente con se stesso.

Due

I tipi DUE evitano di riconoscere I PROPRI BISOGNI. Sono però pronti a vedere i bisogni degli altri; sono, anzi, interessatissimi a scoprire quali bisogni hanno gli altri. Si vantano di essere di grande aiuto, specialmente per le persone cui tengono. Per quanto riguarda loro, però, non ammettono assolutamente di aver bisogno dell'aiuto di chicchessia o di avere, comunque, dei bisogni da soddisfare.

Il DUE non chiede mai niente. Ma se si gli chiede qualcosa si rianima, si accende e si dà da fare per soddisfare la richiesta. Infatti la sua strategia per catturare l'attenzione è quella del salvatore: "ti aiuto io".

Il DUE è tentato continuamente di aiutare gli altri, ma, nello stesso tempo, di fuggire da se stesso. Si sente realizzato se porta a compimento i desideri altrui; da solo non sa che cosa fare. Cedendo alla tentazione può arrivare a sedurre gli altri. Il suo vizio capitale è l'ORGOGLIO (Sole): un Io ipertrofico. Per orgoglio non vuole ammettere di avere bisogni. Si difende reprimendo i propri sentimenti. Nega se stesso per compiacere gli altri, perché crede che i suoi bisogni contino meno di quelli degli altri.

Il tipo DUE invade gli altri. Per redimersi dovrebbe entrare in contatto con i propri bisogni.

Tre

I tipi TRE evitano l'INSUCCESSO. Sono spinti a darsi da fare per il successo. La loro personalità si identifica coi successi che ottengono. Non ammettono i propri sbagli. Cercano di evitare ogni tipo di insuccesso anche a costo di mentire a sé stessi e agli altri riguardo all'esito dei loro sforzi. Per evitare il fallimento sono disposti a pagare un prezzo molto alto.

Il tipo TRE è abilissimo nell'usare l'energia altrui. E' un maestro nell'arte del chiedere; sa manipolare gli altri in modo che siano felici di darsi da fare per lui. La tentazione del TRE è l'efficienza. E' il tipo perfettamente integrato nel sistema capitalista moderno. Il suo motto è: "Se ti impegni puoi arrivare in alto". Si difende con l'IDENTIFICAZIONE: col suo ruolo, coi suoi progetti. Non riesce ad accettare critiche e suggerimenti. Non ammette i propri sbagli, anche se sottolinea sempre quelli degli altri. Per questo

evita tutto ciò che è fallimento; se le cose non gli riescono o ristruttura la sconfitta come una "vittoria parziale", o scarica la colpa sugli altri, o rimuove il fatto avvenuto, o abbandona tutto per buttarsi a capofitto in un nuovo progetto. Si sopravvaluta al punto di credere che tutto quello che fa sia giusto. Il suo vizio capitale è pertanto la MENZOGNA (Caput Draconis), con la quale abbellisce la realtà. Il TRE rischia di ingannare inconsapevolmente sé stesso e gli altri.

Il tipo TRE non ammette le proprie responsabilità. Per redimersi dovrebbe diventare più collaborativo.

Quattro

I tipi QUATTRO evitano l'ORDINARIETÀ. E' molto importante per loro risultare sempre speciali. Si considerano persone raffinate e sensibili e in nessun caso persone ordinarie. Per coltivare la propria immagine si paragonano in continuazione agli altri. Sono inclini a pensare di essere incompresi a causa dell'unicità dei sentimenti che provano, in particolare la tristezza e la tragicità che hanno marcato le loro vite.

Il tipo QUATTRO chiede l'energia altrui interpretando il personaggio dell'incompreso triste, sconsolato e bisognoso di tutte le attenzioni. Dà attenzione solo a chi riconosce la sua originalità. Il tipo QUATTRO si trova esposto alla tentazione di sforzarsi di essere autentico; più si sforza di essere se stesso più risulta artefatto. Si difende con la sublimazione artistica, con la ricerca del bello in ogni campo. Così si convince di essere davvero speciale. La sua fuga dall'ordinarietà implica che si paragoni in continuazione con gli altri (si è speciali solo se DIVERSI dagli altri). Pertanto il suo vizio capitale è L'INVIDIA (Mercurio). L'apparente complesso di superiorità del QUATTRO è un complesso di inferiorità compensato.

Il tipo QUATTRO cerca la comprensione degli altri. Per redimersi dovrebbe darsi una disciplina.

Cinque

I tipi CINQUE evitano il VUOTO. Pensano costantemente ad accrescere il loro bagaglio di conoscenze, che cercano di acquisire solo mediante i propri sforzi. Sentono un profondo bisogno di sapere di più di quanto comunicano agli altri, come se il condividere li privasse di qualcosa. E' importante per loro non farsi coinvolgere in attività sociali, che considerano noiose, inutili per il loro processo di accumulazione e, anzi, sotto quest'aspetto, molto dispendiose.

Il tipo CINQUE è avaro della propria energia. Non chiede, ma soprattutto non dà. La sua strategia è il risparmio energetico.
Il CINQUE è tentato dal SAPERE. Crede di potersi difendere accumulando nozioni. Tuttavia non può mai essere sicuro che le informazioni siano sufficienti. Si difende con la ritirata, specie di fronte all'impegno emotivo: fugge i sentimenti, il sesso, le relazioni che producono dipendenza. Si difende anche con la segmentazione: vive una vita a compartimenti stagni che non entrano a contatto fra loro, nemmeno nelle amicizie. Si difende anche con la limitazione: poiché ha paura del coinvolgimento emotivo vuole sapere tutto prima di muoversi o di partecipare a qualunque cosa. Il suo vizio capitale è pertanto l'AVARIZIA (Saturno).

Il cinque è soprattutto avaro di se stesso. Non si dà. E accumula... se non denaro sicuramente sapere.

Il tipo CINQUE indulge nell'egoismo. Per redimersi dovrebbe decidersi a confrontarsi col mondo.

Sei

I tipi SEI evitano il COMPORTAMENTO SBAGLIATO. Nella loro ottica la vita è un intreccio complicato di leggi, norme e regole. Il loro senso di responsabilità è rivolto al rispetto di tutte le regole, specialmente quelle dettate da persone che considerano autorevoli o quelle messe per iscritto. Vedono in questo un segno di fedeltà verso il gruppo cui sentono di appartenere.

Un sottotipo del SEI (detto controfobico), invece, pur avendo sempre come referente le leggi, le norme e le regole del gruppo, ma deluso da queste, vi si ribella e le sfida.

Il tipo SEI dà energia in cambio di sicurezza. E' motivato dalla fiducia. Ne chiede in cambio di fedeltà. Lo scambio però non è alla pari. Nella lotta per la conquista dell'energia il SEI è generalmente un perdente. Allora può scattare il meccanismo di ricerca dell'attenzione tramite la ribellione.
La tentazione del tipo SEI è volere la SICUREZZA. Ama i sistemi di regole e ne desidera il rispetto. La ricerca della sicurezza lo porta alla dipendenza: dalla gerarchia, dal partito, dall'azienda, dal guru, dal leader, dal terapeuta, dal gruppo, dal branco. Gli piacciono le situazioni intricate, per le quali ha un sesto senso. Si difende col meccanismo della PROIEZIONE: ogni minimo sospetto diviene una realtà ingigantita sulle altre persone, facendo di loro il proprio capro espiatorio. Il suo vizio

capitale è la PAURA (Cauda Draconis). Le trappole sono per il tipo fobico la CODARDIA, per

quello controfobico la TEMERARIETA'.

Il tipo SEI, per redimersi, dovrebbe evitare il conflitto.

Sette

I tipi SETTE evitano il DOLORE. Sono percepiti come ottimisti e amanti del piacere. Per loro la vita non deve risultare in nessun caso dolorosa. Cercano di non vedere il dolore e l'angoscia nella vita delle persone che li circondano. Sono compulsivamente portati a pianificare, a fare progetti che spesso non riescono a portare a termine per le difficoltà e gli inconvenienti impliciti nella loro realizzazione.

Il tipo SETTE dà e riceve energia ponendosi al centro dell'attenzione. Il SETTE è tentato dall'idealismo. Riesce a impegnarsi in una cosa solo se la ritiene assolutamente buona e giusta. Per questo rimuove tutti gli aspetti sgradevoli o oscuri e anzi, tende a infiocchettare e ad abbellire ogni esperienza, presentandola come se fosse il massimo. Si difende attraverso la razionalizzazione. Si adatta alle situazioni sottolineandone gli aspetti positivi, anche se ha a che fare con la morte o con la fame nel mondo. Il dolore non viene provato, ma trasferito. Il sette pianifica, fugge avanti nel tempo. Non vuole vedere il dolore proprio come il TRE non vuol vedere il fallimento. E’ avido di sensazioni. Il suo vizio capitale è l'INTEMPERANZA (Giove). Il suo motto è "di più è sempre meglio". Il campo in cui è più portato ad eccedere è il divertimento, il piacere e la gioia (suoi motivi conduttori). Non è facile attaccare un tipo SETTE. E' entusiasta e disarmante e la critica non sembra toccarlo nemmeno. Il tipo SETTE si crede perfetto . Per redimersi dovrebbe diventare più analitico e realista.

Otto


I tipi OTTO evitano la DEBOLEZZA. Si vantano di essere persone forti. Vedono la vita come una lotta per l'affermazione di ciò che è giusto. Il fatto che il mondo non sia esattamente come dovrebbe essere significa, per loro, dover affrontare tutto ciò che è sbagliato e smascherarne l'ingiustizia e la falsità, al fine di poter conservare la propria immagine di sé. Amano il confronto, verbale e anche fisico con gli altri. Stanno attenti a non farsi sfruttare e pongono estrema cura per non apparire deboli agli occhi degli altri.

Il tipo OTTO dà la propria energia per imporre la sua volontà agli altri, dai quali ne riceve facendosi temere.

L'OTTO è tentato dall'ARROGANZA. Evitando la debolezza, evitando soprattutto di ammetterla, si arroga il diritto del GIUSTIZIERE. Disprezza la codardia e l'arrendevolezza. Ha un suo preciso senso della giustizia, che è tentato di farsi sempre da solo. Si difende negando le cose. Nega la propria fragilità e debolezza e pertanto deve negare che le cose possano essere diverse da come le ha pensate lui. Il suo vizio capitale è la LUSSURIA (Venere). Egli si arroga il diritto di sfruttare gli altri, di non considerare il loro pudore, di non rispettarli nella loro dignità. L'OTTO è vendicativo e violento, ma al contrario del SEI controfobico non è gregario. Cercare il sostegno degli altri sarebbe un'ammissione di debolezza. Un otto perfetto è rappresentato da Charles Bronson nei suoi numerosi film.

Il tipo OTTO nega di aver bisogno degli altri . Per redimersi dovrebbe invece ammetterlo.

Nove

I tipi NOVE evitano il CONFLITTO. Si sentono a disagio in situazioni di tensione e disaccordo tra le persone. Per loro, niente è più importante della pace e della moderazione. Si preoccupano molto non solo di conservare la loro tranquillità personale, il che non risulta loro difficile, ma anche di mantenere la pace tra coloro che li circondano. Spesso appaiono inerti e privi di iniziativa. Hanno bisogno di essere spinti ad agire perché da soli non si sentono incentivati.

Il tipo NOVE dà energia per schivare il conflitto. E' così poco abituato a riceverne che è il tipo più facile da manipolare.

La tentazione del nove è lo SCREDITARSI. Dà l'impressione di essere umile, invece facilmente è solo falsa modestia e paura di mettersi in luce. Poiché è spesso insicuro, si tiene in disparte e non fa nulla per risaltare. Cerca uno stimolo esterno perché ha poca autostima e non si sa stimolare da solo. Il Suo vizio capitale è la PIGRIZIA (accidia, rappresentata dalla Luna), nelle quale si chiude attendendo gli eventi. Si lascia intrappolare spesso nell'indolenza. E' un passivo aggressivo. Il NOVE evita a tutti i costi il conflitto. Oltre al "lasciare che le cose passino" ha altre due armi per comunicare il suo disappunto: "aspettare che finisca" (in una lite, per esempio) e "allontanarsi". Se si

sente invaso arretra.

Il tipo NOVE diventa dipendente dalle persone che gli danno attenzione. Per redimersi dovrebbe coltivare la propria autostima.



Tutte le tipologie hanno il difetto di trascurare l’unicità, l’originalità e la particolarità dell’individuo. Per questo l’Enneagramma va affrontato con molta cautela e discriminazione, ricordando che la mappa non è il territorio che descrive. Ma la scoperta di una regolarità nel comportamento umano contempla anche la possibilità del cambiamento. Ciò ne fa uno strumento potente e prezioso per la propria evoluzione interiore. L'Enneagramma non è una panacea universale ma può condurre alla comprensione di sé sapendo in anticipo come noi o i nostri partner reagiremo nelle varie situazioni. E' un cammino di conoscenza emozionante, che, se percorso onestamente e lealmente fino in fondo, consentirà di conoscere la verità su sé stessi e condurre ad una diversa visione del mondo.

Testo di Aniela Pratesi

sabato 19 settembre 2009

La Banda Maurina sui Nebrodi

da http://nebrodinetwork.it/wp/?p=190

Il brigantaggio in Sicilia. La Banda Maurina sui Nebrodi

di Gaetano Barbagallo
Scontri armati. Illustrazioni di Madè
Scontri armati. Illustrazioni di Madè
Il brigantaggio è da sempre stato considerato sotto la sua accezione più negativa, come sintomo di una degradazione della società che si andava costituendo. Esso pare trarre le sue origini da quell’ondata rivoluzionaria che fu il Risorgimento, se non già dai primi moti in età napoleonica. Certo come asserisce il Croce non si può parlare, a buon titolo, di una Vandea italiana, in quanto ciò che realmente interessò il processo di costituzione del brigantaggio non fu un’ insurrezione mirata di uomini “interamente devoti alla causa della religione e della monarchia” bensì un fenomeno che manifestò la sua preminente evidenza nella causa della resistenza armata.
Ma resistenza armata a cosa? Il brigantaggio come effimera e peraltro inefficace risposta al vuoto lasciato dal regime borbonico o come esito del progetto politico della Destra storica dopo la risoluzione sulla questione meridionale? Quale che sia la risposta che si intenda dare, è certo che il brigantaggio rappresentò, nel periodo in cui ebbe la sua massima diffusione, un tratto peculiare del cambiamento socio – economico che interessava il Sud in questa fase storica.
Rilevanti furono le misure che il governo adottò al fine di affrontare ed eliminare questo fenomeno dilagante. Le campagne, divenute lo scenario ideale delle cruente guerriglie tra forze armate e briganti, rappresentarono il segno tangibile della profonda ostilità delle masse nei confronti di un governo nel quale non si riconoscevano, dell’ingerenza di corpi di polizia che non accettavano e della norma sulla ferma obbligatoria militare che rifiutavano. L’approvazione della legge Pica istituzionalizzò, di fatto, la repressione, innescando una crescita esponenziale degli arresti di massa e delle esecuzioni sommarie degli arrestati, con il preciso intento di sradicare il problema. Il solo risultato, in verità, fu quello di vederne moltiplicate le fila.
Esecuzioni. Illustrazioni di Madè
Esecuzioni. Illustrazioni di Madè
Il comportamento del popolo nei confronti di queste bande, rappresentò una naturale conseguenza che venne denominata “manutengolismo”, ossia quell’atteggiamento con cui si favorisce qualcuno in azioni illecite e idealmente condannabili; ciò accadde non perché le masse fossero dedite ad azioni criminali, bensì per partito preso, nei confronti degli eccidi ancor più cruenti e sanguinosi che lo Stato ordinava nel Mezzogiorno.
San Mauro di Castelverde è il luogo dove si formò una delle bande che in quegli anni incuteva un certo timore in tutta la Sicilia e prevalentemente sui Nebrodi: la banda Maurina. Componenti e fondatori i briganti Vincenzo Rocca e Angelo Rinaldi sotto l’egida del capo assoluto Biagio Valvo che l’aveva di fatto costituita nel 1870. Composta all’incirca da quindici elementi, vedeva capeggiare non uno bensì due capi allo stesso tempo che si erano divisi i compiti per attitudini, l’uno, il Rocca, poco dotato intellettualmente, spietato e uomo d’azione, l’altro, il Rinaldi, più intelligente, uomo di relazioni e amministratore della banda. Il loro incontro fortuito rappresentò l’esempio di stretta collaborazione più lungo nella storia del brigantaggio. Rinaldi alle dipendenze presso il feudo di Valvo nel 1871, fu ricercato dalla polizia per aver partecipato ad episodi criminosi e per manutengolismo nei confronti del Valvo stesso. Riparatosi nella campagna di San Mauro, si allea con Rocca ed entra alla guida della banda.
Vincenzo Rocca, capo della Banda Maurina.
Vincenzo Rocca, capo della Banda Maurina.
Angelo Rinaldi, capo della Banda Maurina
Angelo Rinaldi, capo della Banda Maurina
Altri elementi di spicco all‘interno della Maurina, per citarne alcuni, furono Nicolò Accorsi, il “letterato” della Banda, a cui veniva affidato il compito di scrivere le missive di estorsione alle famiglie dei possidenti presi di mira, e Domenico Botindari. Quest’ultimo merita un discorso a parte in quanto non solo fu gregario fedelissimo di Rinaldi, ma presumibilmente, anche suo omicida nel luglio del 1876. In quel periodo infatti i due erano entrati in disaccordo a causa della “morigeratezza” predicata da Botindari. Pochi giorni dopo l‘intervento di un alto capo di un‘altra banda, Antonino Leone da Montemaggiore, Rinaldi, rimasto unico capo, dopo la morte di Rocca, fu ucciso. L’anno che vide l’apice della Maurina è il 1874, periodo in cui oltre alle efferatezze delittuose di cui si macchia si aggiungono i vari giri di estorsioni ai danni di possidenti della zona.

Domenico Botindari, componente della Banda Maurina
Domenico Botindari, componente della Banda Maurina

Nicolò Accorsi, componente della Banda Maurina
Nicolò Accorsi, componente della Banda Maurina
Tra i gregari che costituivano vere e proprie figure di comprimari nelle bande, uno degli eredi che maggiormente fece eco nel panorama nebroideo, ed in particolare a Cesarò, come capo della temuta Banda Maurina, nel decennio successivo a quello che vide i fasti con Rinaldi e Rocca, fu certamente Melchiorre Candino. Originario anch’egli di San Mauro Castelverde, brigante è per necessità, in virtù della disperata condizione che la latitanza imponeva, ma lo è anche per una serie di atti criminosi, nel suo caso tre omicidi, per i quali era ricercato. È probabile che Candino sia venuto in contatto con la Maurina grazie alla conoscenza di Botindari anch’egli militante nelle fila di Garibaldi. Non sarebbe a questo punto da escludere che fosse il Botindari stesso, e non come si disse Candino, il capo della Maurina in quegli anni. Il Candino potrebbe aver preso le redini, solo dopo l’arresto del Botindari nel bosco di Pioppera il 22 settembre del 1892, due anni prima della “distruzione” della banda ad opera dei Leanza di Cesarò. Ma questa, per il momento, è una pura congettura.
La ricostruzione più nota dei fatti che portarono alla disfatta della Banda, così come riportata da Mario Carastro su Bronte Insieme, sembra differire solo per la parte che riguarda l’agguato teso alla Banda dagli “amici” Leanza (secondoalcuni infatti, vi era tra i due gruppi una forma di collaborazione). La versione che circola nel paese che diede i natali ai Leanza è un’altra. Secondo la testimonianza del sig. Trecarichi Calogero, in virtù dei racconti che il padre, Vittorio, alle dirette dipendenze di Gabriele, figlio più piccolo del Leanza autore del massacro, era solito raccontargli, i fatti si svolsero nel modo seguente. I Leanza, contattati direttamente dal prefetto, accettarono di eseguire e sterminare la banda Maurina. Invitata dai Leanza, la Banda si reca nei pressi del monte Ambola, nei possedimenti dei Leanza, per una cosiddetta “manciata” (cena tipica siciliana nella quale si è soliti trangugiare di tutto). I Leanza però si trovano in inferiorità numerica rispetto alla banda che conta un membro in più, così viene a partecipare un membro esterno alla famiglia, un certo Travaglianti che resta di vedetta, assieme ad un membro della banda sul monte Ambola. Il Leanza padre assegna ad ognuno dei figli un uomo da uccidere, mentre il Travaglianti si sarebbe occupato, al rumore degli spari, del suo compagno di vedetta. Nel piano di esecuzione venne contemplata anche la parola d’ordine che doveva segnare l’inizio delle uccisioni: Sant’Antonio (non a caso il protettore degli animali). Durante la cena uno dei commensali, non è certo sapere chi, rivolgendo lo sguardo verso uno splendido esemplare di cavallo esclamò “Beddu stu cavaddu” (Bello questo cavallo) a cui seguì la risposta del Francesco Leanza “San Antonio mu vadda” (San Antonio che lo protegga). Ebbe così inizio lo scontro a fuoco. I Leanza tutti, colsero gli inconsapevoli ospiti di sorpresa, uccidendoli freddamente. Mentre il Travaglianti che era di vedetta dopo aver distratto il “compagno”, lo stroncò alle spalle quando gli spari riempirono la serata.
Questa dunque potrebbe rappresentare un’alternativa alla ricostruzione dei fatti sinora conosciuta: la scarsità di documenti scritti riguardo alle modalità dell’eccidio ci obbliga infatti ad assumerla con una certa cautela.
(primo di una serie di articoli sull’argomento)