giovedì 25 novembre 2010

NEURONI SPECCHIO


Tipologia di neuroni la cui esistenza è stata rilevata per la prima volta verso la metà degli anni '90 da Giacomo Rizzolatti e colleghi presso il dipartimento di neuroscienze dell'Università di Parma. Utilizzando come soggetti sperimentali dei macachi, questi ricercatori osservarono che alcuni gruppi di neuroni si attivavano non solo quando gli animali erano intenti a determinate azioni, ma anche quando guardavano qualcun altro compiere le stesse azioni.
Studi successivi, effettuati con tecniche non invasive, hanno dimostrato l'esistenza di sistemi simili anche negli uomini. Sembrerebbe che essi interessino diverse aree cerebrali, comprese quelle del linguaggio.
I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione. Per questo possiamo comprendere con facilità le azioni degli altri: nel nostro cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano analoghe azioni compiute da noi in passato.
Quest'ultima precisazione è molto importante. Infatti sembrerebbe che il "sistema specchio" entri in azione soltanto quando il soggetto osserva un comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Ad esempio, si è visto che in un danzatore classico i neuroni specchio si attivano esclusivamente di fronte a una esibizione di danza classica, e non di fronte al ballo moderno, e viceversa.
Anche il riconoscimento delle emozioni sembra poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti, condividono quella proprietà "specchio" già rilevata nel caso della comprensione delle azioni. E' stato possibile studiare sperimentalmente alcune emozioni primarie: i risultati mostrano che quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione. Un'altra conferma viene da studi clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche: una volta perduta la capacità di provare un'emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene espressa da altri.
Vi sono infine alcune evidenze sperimentali che sembrano indicare che anche la comprensione del linguaggio faccia riferimento, almeno per certi aspetti, a meccanismi di "risonanza" che coinvolgono il sistema motorio. Comprendere una frase che esprime un'azione provoca probabilmente un'attivazione degli stessi circuiti motori chiamati in causa durante l'effettiva esecuzione di quell'azione.
La scoperta dei neuroni specchio potrebbe offrire una spiegazione biologica per almeno alcune forme di autismo, come, ad esempio, la sindrome di Asperger: in effetti, gli esperimenti in tal senso finora condotti sembrerebbero indicare un ridotto funzionamento di questo tipo di neuroni nei bambini autistici. Benché per ora si tratti soltanto di un'ipotesi, essa potrebbe aiutare a comprendere perché le persone autistiche non partecipano alla vita degli altri, non riescono ad entrare in sintonia con il mondo che li circonda, non capiscono il significato dei gesti e delle azioni altrui. Probabilmente non comprendono neppure le più comuni emozioni espresse dal volto e dagli atteggiamenti di coloro che li circondano: quello che per tutti è un sorriso, per loro potrebbe essere una semplice smorfia.
L'esistenza dei neuroni specchio prospetta la necessità di una profonda modifica nelle attuali concezioni riguardanti il modo di operare della nostra mente. Sicuramente tale scoperta implica un drastico ridimensionamento del modello di mente prospettato dalla psicologia cognitivista (vedi cognitivismo), basato sull'analogia funzionale con i calcolatori. Questo tipo di approccio concentra i propri sforzi soprattutto nel definire le regole formali che sarebbero alla base del funzionamento della mente, ignorando completamente il ruolo dell'esperienza corporea legata al comportamento motorio. I neuroni specchio implicano infatti l'esistenza di un meccanismo che consente di comprendere immediatamente il significato delle azioni altrui e persino delle intenzioni ad esse sottese senza porre in atto alcun tipo di ragionamento.
Le ricerche sui neuroni specchio sono ancora agli inizi, ma è probabile - come osserva il neuroscienziato Vilayanur Ramachandran - che si tratti di una delle più importanti scoperte degli ultimi decenni, destinata ad avere profonde ripercussioni nel nostro modo di concepire la mente.

BRANI ANTOLOGICI
I neuroni specchio e la "comprensione" dell'azione
«La pianificazione di un'azione richiede la previsione delle conseguenze. Ciò significa che quando stiamo per eseguire una data azione, siamo altresì in grado di prevederne le conseguenze. Questo tipo di predizione è il risultato dell'attività del modello di azione. Se fosse possibile stabilire un processo di equivalenza motoria tra ciò che è agito e ciò che viene percepito, grazie all'attivazione dello stesso substrato neuronale in entrambe le situazioni, una forma diretta di comprensione dell'azione altrui si renderebbe possibile. La ricerca neuroscientifica ci dice che le cose stanno proprio così. Il nostro cervello è infatti dotato di neuroni - i neuroni specchio - localizzati nella corteccia premotoria e parietale posteriore, che si attivano sia quando compiamo un'azione sia quando la vediamo eseguire da altri. Sia le predizioni che riguardano le nostre azioni, sia quelle che riguardano le azioni altrui, possono quindi essere caratterizzate come processi di modellizzazione fondati sulla simulazione. La stessa logica che presiede alla modellizzazione delle nostre azioni presiede anche quella delle azioni altrui. Percepire un'azione - e comprenderne il significato - equivale a simularla internamente. Ciò consente all'osservatore di utilizzare le proprie risorse per penetrare il mondo dell'altro mediante un processo di modellizzazione che ha i connotati di un meccanismo non conscio, automatico e pre-linguistico di simulazione motoria»
 
[da Vittorio Gallese, "Corpo vivo, simulazione incarnata e intersoggettività", in M. Cappuccio (a cura di), Neurofenomenologia. Le scienze della mente e la sfida dell'esperienza cosciente, Mondadori, Milano, 2006, pag. 304-305]




I neuroni specchio: imitazione, comprensione, condivisione

«Il sistema dei neuroni specchio appare così decisivo per l'insorgere di quel terreno d'esperienza comune che è all'origine della nostra capacità di agire come soggetti non soltanto individuali ma anche e soprattutto sociali. Forme più o meno complicate di imitazione, di apprendimento, di comunicazione gestuale e addirittura verbale trovano, infatti, un riscontro puntulae nell'attivazione di specifici circuiti specchio. Non solo: la nostra stessa possibilità di cogliere le reazioni emotive degli altri è correlata a un determinato insieme di aree caratterizzate da proprietà specchio. Al pari delle azioni, anche le emozioni risultano immediatamente condivise: la percezione del dolore o del disgusto altrui attivano le stesse aree della corteccia cerebrale che sono coinvolte quando siamo noi a provare dolore o disgusto».
[da Giacomo Rizzolatti - Corrado Sinigaglia, So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Raffaello Cortina, Milano, 2006, pag. 4]

giovedì 18 novembre 2010

Papà non piangere


Papà non piangere.
Non credere che non voglia rispondere. Lo sai come sono fatto. Mi interessa tutto e tante volte mi perdo nei miei pensieri.
Si, papà. Ho i miei pensieri. Magari sono diversi da quelli che puoi credere io possa fare ma ho tante cose che mi frullano nella mia testolina. Forse anche troppe.
Prima di tutto ti vorrei dire che ti voglio tanto bene e tu lo sai. E' inutile che tu faccia il "grand'uomo", il "duro" perché vedo come riesco a metterti con le spalle al muro solo con un mio sorriso, un mio avvicinare il mio viso al tuo, un mio abbraccio.

martedì 2 novembre 2010

Scuole paritarie, i conti non tornano

Scuole paritarie, i conti non tornano

martedì 2 novembre 2010
 
Lasciamo perdere la libertà di educazione, la Costituzione, il diritto dei genitori a scegliere l’educazione per i propri figli, la sussidiarietà, tutti gli altri paesi europei e in generale occidentali che vanno fieri di un sistema che riconosce la parità scolastica.
Dimentichiamoci la storia che ci dice che le scuole nate dagli ordini religiosi o da laici sono sorte per rispondere a un bisogno reale, lasciamo stare i sondaggi che dicono che ci sono tanti genitori che vorrebbero mandare i propri figli alle scuole paritarie ma non possono, non parliamo del fatto che pressoché quasi tutti i partiti a parole vogliono la parità scolastica e si intende che questa sia non solo giuridica ma anche economica. Lasciamo perdere tutte queste parole e pensieri.
Non ci interessa, come la definirebbe qualcuno, la filosofia. In momenti difficili per la situazione economica generale e con un debito pubblico gigantesco, l’unica bussola deve essere pratica e quindi economica. Bene e allora voglio essere pragmatico e dimostrare, numeri alla mano, che tagliare alle scuole paritarie è svantaggioso per lo Stato e che la parità scolastica farebbe risparmiare miliardi di euro allo Stato.
Il realismo è un esercizio che in politica fa molto bene, e il realismo inizia analizzando i dati, perché il metodo di ricerca è opportuno sia imposto dall’oggetto. L’oggetto in questione è il costo dell’educazione. I numeri che elencherò provengono dal Bilancio previsionale dello Stato italiano per il 2011, dal Ministero della pubblica istruzione, dagli Uffici Regionali scolastici e dalla Corte dei Conti.

Lo Stato italiano per la voce istruzione scolastica nel 2011 spenderà 42 miliardi di euro
per il contributo alle “istituzioni scolastiche non statali” la previsione di spesa per il 2011 è di 281milioni di euro, con un taglio rispetto al 2010 del 47%.
Un bambino che frequenta una scuola statale costa in media all’anno:
5361 euro se frequenta la scuola dell’infanzia,
5570 euro all’anno se frequenta la scuola primaria,
5857 euro alla secondaria di primo grado e 
5556 euro alla secondaria di secondo grado.

Se lo stesso bambino frequenta la scuola non statale grazie ai contributi il costo per la collettività è di: 
584 euro per l’infanzia,
866 euro per la primaria,
106 per la secondaria di primo grado e 
51 euro per quella di secondo grado.

Questi numeri, si capisce, non tengono conto del taglio previsto per il 2011 che se fosse confermato dimezzerebbe i numeri appena citati per le scuole non statali.
Il risparmio a bambino per anno è di facile calcolo.
Per la scuola dell’infanzia per ogni bambino che frequenta una scuola paritaria lo stato risparmia 4777 euro, che diventano 4704 per la scuola primaria, 5751 euro per la secondaria di primo grado e 5505 per quella di secondo grado. Siccome sappiamo quanti sono i bambini che frequentano le scuole non statali possiamo anche arrivare a definire il risparmio complessivo, che è pari 4 miliardi e mezzo di euro.
Qualcuno, pragmatico più dei numeri che ho dato, potrebbe obiettare che sono medie statistiche e quindi non reali. Insomma molte spese che lo stato già effettua per l’istruzione sono fisse e quindi all’aumentare dei fruitori non aumenta di conseguenza anche la spesa.
Se, per assurdo, domani tutte le scuole non statali chiudessero, lo stato italiano “risparmierebbe” i 281 milioni di euro dei contributi alle paritarie e dovrebbe anche trovare aule, insegnanti, banchi, lavagne, materiale, pulmini, palestre, mense per 

1 milione di alunni che attualmente studiano in 
12.500 scuole con 
44.000 classi.

Lo Stato italiano ce la farebbe a fare tutto questo con il cosiddetto risparmio di 281 milioni di euro o se volete anche con quanto ha dato nel 2010 ovvero 536 milioni di euro? Forse con questi soldi ce la farebbe a pagare un paio di nuove scuole da costruire, ma nemmeno troppo grandi.

Abbiamo fatto, fino a ora, il conto valutando solo i contributi pubblici, ma come sappiamo le scuole paritarie chiedono una retta mensile. Ebbene da un’indagine delle organizzazioni delle scuole cattoliche è emerso recentemente che 
sommando la retta mensile e il contributo statale in media si arriva alla metà del costo sostenuto dallo stato per chi frequenta le scuole pubbliche.

Per il momento poi abbiamo ragionato, numeri alla mano, partendo dal presupposto che rispetto alla situazione data ci sia un ridimensionamento dei contributi alle paritarie. Se a cambiare fossero invece i contributi e le forme di contribuzione, verso una reale parità scolastica, lo Stato si troverebbe una riduzione della domanda di istruzione statale e una riduzione dei costi.

Dopo ogni indagine è necessario saper emettere un giudizio a proposito dei risultati. Se il criterio di giudizio è dato da propri convincimenti anche questi numeri verranno manipolati, se si è seri con questi numeri si dovrà riconoscere che 

la parità scolastica è pragmaticamente conveniente anche all’economia di uno stato.

Tutto questo non tenendo conto di tutto quanto accennato in premessa.