analisi di un mortimonio

L’uomo cacciatore, la donna preda; logoro luogo comune che ormai fatica ad attecchire anche negli strati più convenzionali della società. Le armi di una seduzione femminile sempre più sfacciata (basti guardare alla moda) farebbero pensare al contrario. Ma in fondo, cosa cambia rispetto all’oggetto della nostra trattazione? Ciò che si delinea è una forte propensione in entrambi i sessi a rapporti facili, di immediata soddisfazione. Bisogno di provocazione, necessità di trasgredire, ricerca di un piacere sfrenato che sfocia in perversioni di ogni genere in virtù di una cultura dell’eccesso che affonda le radici in un’insoddisfazione spesso latente e inconsapevole. Tutto sembra così testimoniare a sfavore di quella che si potrebbe chiamare assuefatta, obsoleta, ordinaria vita di relazione: non a caso aumentano i single… I valori cosiddetti della famiglia sembrano non cedere in quella fascia sociale dove tiene ancora duro la morale. Ma la morale non è altro che un’invenzione dell’uomo per tenere a bada i suoi istinti… E allora, come affrontiamo il problema di un’evidente crisi della coppia? Quante sono le coppie che continuano nel tempo a vivere felicemente l’unione sul piano fisico? Il piano fisico è, in un certo senso, il collante: se si ricerca il piacere sessuale fuori dalla relazione non ci può essere armonia completa all’interno del rapporto. Si ricorre a vari stratagemmi, non ultimo la negazione stessa del bisogno fisico, una sorta di autocastrazione, per arrivare ad un tacito consenso delle scappatelle altrui pur di mantenere l’integrità formale della coppia, o ancora, nei casi più ‘stravaganti’ ad una partecipazione consensuale a giochi erotici allargati. E gli esempi potrebbero continuare...
Cos’è che impedisce dunque di vivere felici e appagati ‘per sempre’?
Anche il tradimento è frutto di un automatismo, una istintualità che poggia su distonie individuali che vengono poi amplificate da dinamiche sociali, da modelli indotti dai media. Si perde il contatto con se stessi… o meglio, identificandosi esclusivamente nelle proprie pulsioni, si resta focalizzati solo su di sé, sulle proprie aspettative, per cui ognuno manifesta a modo suo un ‘non darsi’, che poi è lo spazio da cui si generano i problemi della coppia.
 “Siamo tutti frustrati sessualmente” affermava Freud. Ma non è certo un disimpegnato libertinaggio a rappresentare la risposta al problema della insoddisfazione sessuale, che, anzi, contribuisce, nel tempo, ad amplificarne i disagi, semplicemente perché questo aspetto non basta. Ancora una volta dobbiamo partire da noi stessi e considerare che siamo chakra, nadi, corpi, universi di coscienza ove albergano strutture da cui il passato causale si esprime attraverso il presente. E quei vortici karmici,  manifestando ancora i loro effetti, si traducono sul piano realizzativo in energie contrarie ai propositi, ai desideri coscientemente espressi; il sì conscio viene pervertito (è il caso di dirlo) dal no inconscio. Ecco perché l’oggetto iniziale del desiderio tanto agognato diviene poi l’oggetto della repulsione; si attrae per poi respingere.
L’istinto da una parte, le emozioni dall’altra, la mente altrove, e… l’Anima dov’è?
Mettere in comunicazione fisico, astrale, mentale e causale non è semplice né automatico e richiede tutta la nostra attenzione e dedizione, ma è da qui che, volendo, si può partire per migliorare la nostra vita e imparare a stare al mondo sviluppando la capacità di rapportarsi… o avete forse impegni più urgenti?
Generalmente seguiamo invece la linea di minore resistenza, quella che identifichiamo come spontaneità, essendo noi prodighi elargitori di aspettative e maestri della pretesa. Infatti non siamo disposti a fare la benché minima fatica per comprendere, includere, accogliere (l’altro, cioè noi stessi). Alla faccia del libero arbitrio, che è espressione di intelligenza attiva…
La distruttività, la repellenza nascono proprio da questi nuclei connessi alla vitalità, alla sessualità e quindi al piacere. Tutto questo ha comunque un senso: l’uomo deve sperimentare in lungo e in largo l’illusorietà delle proprie maschere per andare oltre, e la strada per tornare alla casa del Padre è lunga e insidiosa. E invece che ‘esportare’ su altri lidi sarebbe molto più costruttivo e oltremodo utile (per entrambi) (ri)cercare soddisfazione (in) relazione. Un rapporto fra due persone, con tutte le difficoltà del caso, può muoversi avanti, semplicemente perché è possibile vivere il proprio rapporto relazionale in modo soddisfacente e ricco da ogni punto di vista.
Essere fedeli, allora, diviene una conquista dell’essere, non tanto per aderire a una sterile morale, ma per esprimere qualcosa di diverso: quando sorge un pensiero (parola-azione) contrario allo yoga, che è essenza, consapevolezza, beatitudine nell’unione, sviluppare un pensiero (parola-azione) opposto, dice Patanjali. È per questo che l’aspirazione alla monogamia rappresenta una reale possibilità evolutiva in quanto significa cominciare ad agire in modo pratico ed efficace sulla ruota del karma per rallentarne la corsa fino a fermarla; dall’automatismo (ossessione, compulsione) al libero arbitrio perché le pulsioni, o meglio le compulsioni condizionano fortemente i comportamenti che quindi sono tutt’altro che liberi e, per forza di cose, spesso tutt’altro che innocui o scevri da moventi egoistici, se preferite.
Nel tradimento prevale il godere senza esserci, senza darsi, ci si divide e si porge ad ognuno una parte; nulla a che vedere con la passione, quindi, ma con la ‘non’ presenza, che poi è non presenza nella vita.
Nella coppia ci si rapporta fisicamente, emotivamente, mentalmente e spiritualmente; qualcosa funziona, qualcosa funziona un po’, qualcosa non va, qualcosa non c’è proprio… Il problema è come riuscire ad integrare e sviluppare tutti questi aspetti. È lo starci dentro, nel contesto di coppia, considerando tutti i piani coinvolti, che diviene terreno utile ed accrescitivo. L’avidità erotica, la lussuria (bisogno di possedere, di dominare) come volontà di appagamento sfrenato dei sensi, legate al soddisfacimento genitale, ma anche emotivo e mentale (kama-manas), rimanda all’esacerbazione dell’esistenza saltellando da un desiderio all’altro attraverso un processo ciclico. In realtà il desiderio non cessa mai, ma è la qualità del desiderio stesso nonché del piacere che evolvono affinandosi progressivamente verso Ananda (beatitudine suprema). Il fare, l’agire consapevole, consente alle energie in campo di manifestarsi per poi muoversi in modo diverso; parliamo, non a caso, di creatività. Laddove vi sono punti di fissità, dove la consapevolezza latita, vi sono zone di iper o ipo stimolazione, ma il processo non cambia. Se si esporta la ricerca di soddisfazione che non implica certo solo la fisicità, le fratture all’interno del singolo e poi in relazione restano, anzi si accentuano. Solo accettando il contesto e quindi la presenza dell’altro in toto, condividendo la volontà di uno sviluppo risanante, risolutivo, evolutivo è possibile procedere costruendo, creando, vivendo un piacere sempre più armonico, pieno ed equilibrato. Fuggire, in qualsiasi modo e su qualsiasi piano, a ragione o a torto non cambia, genera irritazione, separazione, distanza, con le dovute conseguenze. Occorre l’intenzione condivisa di procedere costruttivamente (il senso intimo del matrimonio, ahimè, così poco compreso…). Questo, e solo questo, conduce alla consapevolezza delle proprie distorsioni, riconoscendo ciò che c’è dietro per sciogliere, disarmare, disattivare.
La capacità di sfruttare la monogamia come opportunità evolutiva, in quanto confronto speculare proficuo per trasformare le disarmonie di ognuno, genera un innalzamento della qualità del piacere, della gioia. Stare dentro al rapporto, dinamicamente, con la consapevolezza del know-how (sai com’è e come funziona), per procedere, sviluppando l’armonia che comporta l’unione di due individui che desiderano amarsi veramente. Non sottovalutiamo, non idealizziamo, semplicemente sperimentiamo. Del resto non dimentichiamoci che ogni essere umano deve arrivare ad affrontare tutta la solitudine e la sofferenza che ha in sé per liberarsene, e giungere iniziaticamente alla Croce e il rapporto con l’altro è sicuramente un ottimo trampolino di lancio. La relazione come processo di svelamento reciproco non diventa allora un’affascinante avventura tutta da vivere?
“…prima di non essere sincero, pensa che ti tradisci solo tu…” risuona il testo di una nota canzone, che poi aggiunge: “…prima di pretendere qualcosa, pensa a quello che dai tu… non è facile, però, è tutto qui…”. Effettivamente… e si parla di musica leggera…
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Abbiamo già considerato come, nella relazione, vi siano punti di accordo e/o intesa armonici, sui vari piani di coscienza, e al contempo parti dissonanti, originate dalle distorsioni di ognuno. A partire dalla vitalità, cè sempre una sorta di sottofondo negativo nella relazione nel momento in cui questa si stabilizza, ovvero dopo la fase dell'innamoramento, che riguarda tutto ciò che è creativo, piacevole, fra cui, certo, anche la sessualità. La donna tende a controllare spegnendo il fuoco sessuale, l'uomo a imporre gli istinti, ma tutte le dinamiche di potere di ognuno entrano in gioco. I fattori inibenti reciproci congelano, allontanano. E i blocchi karmici sui piani astrale e mentale influiscono sulla sessualità sul piano fisico: essa viene pervertita e il piacere viene provato attraverso le distorsioni. Si crea una frattura tra il cuore e la mente. L'aspetto repulsivo porta a disgiungere i vari piani. La vitalità sessuale viene vissuta come minaccia in quanto armonia ed equilibrio cozzano con le parti ripugnanti e distruttive della coscienza. Castrandosi reciprocamente si crea poi un clima nel quale è difficile avvicinarsi dal punto di vista erotico. Escludendo la fisicità, viene a mancare un pezzo, con le relative distonie.
Ma siamo uomini e donne che si attraggono, si desiderano e che necessitano di unirsi fisicamente, emotivamente, mentalmente, oltre che spiritualmente!
       Eppure vivere tutte le dimensioni con una sola persona ed essere felici e appagati è la cosa più difficile, pare... E quanta sofferenza nel non riuscire a capirsi, a comprendersi, a desiderarsi Disagi in ambito emotivo, mentale, ma soprattutto nel sesso, che viene relegato in coda al rapporto. Cosa produce questo? Ristagno dell'energia vitale che genera depressione e alimenta la distruttività per compensazione. Il ristagno si espande sui vari piani e la necessità della sessualità viene ovattata progressivamente: meno si fa e meno si farebbe. Intanto la coscienza diviene greve, pesante, ed è una violenza significativa perpetrata ai danni dell'energia vitale orientata al piacere e alla creatività: stiamo pur sempre considerando una equilibrata e armonica attività sessuale e non uno sregolato libertinaggio. Occorre sempre partire da ciò che si è, riconoscendo consapevolmente la nostra perfetta imperfezione.
        In virtù di questi processi inibitori, si vive una sofferenza più o meno consapevole, spesso alquanto velata, ma comunque presente e attiva. E diviene poi normale, per non dire fisiologico, cercare soddisfazione al di fuori del rapporto, in quanto le energie comunque si muovono e da qualche parte vanno. Possono implodere attraverso la malattia o esplodere attraverso l'adulterio o perversioni varie, tanto più distorte quanto più sussiste cristallizzazione inibitoria, coerentemente alla qualità e quantità di energia bloccata. Diviene quindi importante focalizzarsi consapevolmente sulle condizioni che viviamo per provare ad affrontarle in modo un po diverso, per spezzare automatismi e compulsioni. Cercare di vivere, condividere, crescere insieme a partire dalla sessualità. Scoprire il piacere di una presenza vera, reale dell'altro e di noi stessi, con la disponibilità, elemento fondante, ad affrontare ciò che ci spetta, nella chiarezza di una incidenza armonica costruttiva e creativa, anche perché occorre scendere ai nostri inferi per risalire veramente la china. Il permanere in un contesto monogamico stimola reciprocamente l'affioramento di energie che non vorrebbero essere toccate e producono poi somatizzazioni di ordine fisico ed emotivo. Ma è un processo molto salutare: la volontà di affermare un piacere pulito e armonico, per quello che è possibile nel presente, stimola la reazione, nonché l'emersione delle parti inibite ed inibenti. Cercare di esserci anziché sfuggire rende più evidente l'implicazione ampia del tradimento che a partire da se stessi coinvolge l'altro, certo, ma in realtà la vita una, in quanto moto di ribellione al nutrimento che è Amore e che tende sempre e comunque all'unione e non alla separazione. Divenire responsabili significa anche rendersi conto che non esistono i fatti (solo) miei, o meglio esistono, ma che le mie scelte non influiscono solo su di me, anzi Dio esiste, ma non sei tu si leggeva in un cartello affisso in una trattoria...
       In coppia, l'affrontare i problemi non è tanto il discutere per capire, come si suol dire, disperdendosi in mille rivoli mentali, ognuno nella propria torre d'avorio, ma esserci con benevolenza e disponibilità; tacere o dire quel che c'è da dire al momento giusto, senza nascondersi dietro le maschere e al contempo senza imporre, senza crudeltà, ma con l'intento di costruire, esprimendo dolcezza, chiarezza, verità. Avvicinarsi veramente, permette di lasciare andare il controllo; cadono le maschere, cominciano a fuoriuscire rabbia, odio, aggressività, ma non dobbiamo scoraggiarci, perché è così che ci rendiamo conto di come siamo fatti. Quindi l'uscire allo scoperto è cosa buona e giusta, non come punto di arrivo, ma come transizione utile e consapevole in un processo di integrazione (visibilità o non visibilità; venire alla luce, portare alla luce; il male prolifera non visto, nell'oscurità appunto).
      Essere fermi, determinati, saldi, nel proposito di unirsi, di accettarsi; ecco che la differenza di potenziale (amore anziché odio) impone la sua vibrazione, generando la vera trasformazione. E ancora il problema non è capire (nell'uomo di media evoluzione ciò che divide è proprio il volere chiarire sotto legida del proprio ego), ma abbandonare le pretese, spostare l'attenzione da ciò che l'altro mi fa al movente che mi anima. Volersi bene sul serio, quindi, lasciar perdere ciò che repelle e distrugge. Occorre affrancarsi da un modo automatico di vivere incentrato su di sé. Non è scontato lo stare al mondo presenti nel presente a partire dal rapporto di coppia, imperfetti e non perfetti come le nostre maschere imporrebbero, sorretti al contempo da una forte aspirazione al cambiamento.
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Negli articoli precedenti abbiamo portato principalmente l'attenzione sulla comportamentalità del tradimento connessa all'adulterio, introducendo qualche valutazione di merito fra poligamia e monogamia. In realtà si può tradire qualcuno o subire un tradimento con modalità e su piani di coscienza diversi. Il termine tradimento è connesso a fedeltà o meglio al suo opposto infedeltà  venire meno agli impegni presi, slealtà... Di una persona fedele ci si può fidare, ma se non mantiene la parola, la fiducia decade e ci si sente traditi. E così, ci sentiamo traditi ogni volta che non riceviamo quanto ci aspettiamo, ogni volta che le nostre aspettative vengono deluse, quando, in parole povere, non ci sentiamo amati come vorremmo.
     Il bambino si sente tradito dal genitore di sesso opposto ogni volta che questi non mantiene una promessa e/o ogni volta che tradisce la sua fiducia. Vive il tradimento soprattutto nella sua connessione amorosa o sessuale, spiega Lise Bourbeau trattando della ferita da tradimento. Ecco perché il tradimento viene abitualmente inteso sul piano di manifestazione fisico, coincidendo con l'adulterio (letteralmente ad-alterum = che va ad altri).
In realtà, la questione risulta essere ancora più complessa in quanto coinvolge diversi piani di coscienza in relazione ai flussi karmici. A questo proposito, arriviamo in questa vita respirando il clima confacente alle nostre necessità evolutive, per cui non è sufficiente analizzare la nostra infanzia, le esperienze rilevanti e i traumi vissuti con il padre e la madre, processo peraltro utile e significativo. Diventa necessario indagare oltre, per riconoscere come agisce il nostro sé inferiore attraverso i suoi meccanismi distorti fino alla loro completa disattivazione.
In fondo, qual è il nodo basilare dell'uomo? L'Amore, o meglio, il bisogno-necessità-diritto-dovere di amare ed essere amato. Rifiuto, abbandono, umiliazione, tradimento, ingiustizia, rappresentano le ferite sotto il profilo del subìto. Ed anche se è sempre opportuno specificare che il subire diviene leffetto di una causa posta in essere, l'agìto, aggressività, passività, isolamento, rappresentano le possibili reattività. Nel momento in cui ci identifichiamo in queste illusorie pseudosoluzioni, nel subirle come nell'infliggerle, facce comunque della stessa medaglia, sospinti da aspetti interiori irrisolti, che celiamo a noi stessi e agli altri, il nostro essere nella sua interezza si sente tradito e... tradisce.
     Ogni sotterfugio, espediente, scappatoia, inganno, che è un modo per non assumersi le proprie responsabilità di fronte alla vita di cui laltro, gli altri, sono espressione, è una forma di tradimento, poiché alimentato attraverso il nostro sé inferiore, da quei punti di fissità dissonanti-bloccanti-reiteranti, spazi della coscienza protetti da maschere suadenti, di cui non siamo e non vogliamo essere (ancora) responsabili e, per forza di cose, poco o nulla consapevoli. Ma come evolve la vita e di conseguenza l'uomo? Con lo sviluppo della capacità di reazione ed intervento nella dualità tra spirito e materia: creatività nell'unire, Volontà e Intelligenza con l'Amore. E cosa causano gli ostacoli sopracitati? Inibizione dell'espressione creativa, guarda un po' che coincidenza...Se non affrontiamo ciò che meno ci piace in noi stessi, per integrare armoniosamente la coscienza, come è possibile realizzare un rapporto che funzioni, che unisca veramente, considerando che ciò che è fuori è soprattutto dentro?
Ma non cè santo senza passato come non cè peccatore senza futuro, per cui meglio mettere da parte i sensi di colpa e dare spazio ad una concreta azione di risanamento. Nel tradimento scatta "spontaneamente" il rinnegamento, in quanto la perdita di fiducia fa esplodere la collera e il rifiuto, per cui può risultare alquanto difficoltoso entrare in un'ottica di comprensione e accoglienza, nonché di perdono; ma inevitabilmente chiudendo la porta in faccia all'altro, la chiudiamo anche a noi stessi.
      Incapacità di perdonare e incapacità di perdonarsi procedono su binari paralleli. È difficile perdonarci perché in generale siamo abbastanza inconsapevoli delle forze che si muovono interiormente, della rabbia profondamente celata che nutriamo verso noi stessi, mentre nella nostra espressione esteriore siamo molto bellicosi (platealmente o subdolamente non cambia) con l'altro, con gli altri... questo è il punto. Proviamo invece a non esprimere rancore verso gli altri con l'intento di comprendere il rancore verso noi stessi. Solo così può nascere il perdono vero, un riconoscimento accogliente frutto della discesa della Luce dell'Anima (Sé Superiore) sulla personalità (sé inferiore); nulla di personale, ma molto di impersonale, quindi. Il riconoscere i propri limiti e quelli altrui, considerando amorevolmente che gli altri, come noi, fanno, hanno fatto, quello che potevano, senza dare nulla per scontato del proprio come dell'altrui comportamento, affermando ciò che unisce e rinunciando a ciò che divide.
     Attraverso modalità diverse, confacenti alle esigenze della coscienza, ci rapportiamo sempre con ciò che è necessario affrontare e possibile gestire. Ed è qui che la capacità di reazione ed intervento può fare la differenza tra un automatismo compulsivo condizionato dal Karma e un libero arbitrio che volge lo sguardo al Dharma. Reiterazione della sofferenza o liberazione dalla sofferenza, vi sembra un'alternativa da poco?
Tradire gli altri in definitiva è tradire se stessi, che equivale a non avere fiducia negli altri, quindi in se stessi, quindi nella vita: sarà possibile stare bene con queste prerogative? Diciamo: è improbabile...